Home Nazionale Agrigento: sequestro beni, così l’usuraio piegava le sue vittime

Agrigento: sequestro beni, così l’usuraio piegava le sue vittime

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Palermo, 22 nov. (AdnKronos) – “Tu non ha capito che se a te ti arrestano un bordello scoppia, Gaetà hai capito? Hai capito o no? Tu non sei il bello… tu sei il grande usuraio… il grande cravattaio di Canicattì… e poi vedi come ti arriveranno le denunce… appena ti scivola il piede ne hai 300 che ti denunciano”. Così un avvocato, intercettato dalle cimici degli investigatori, si rivolgeva a Gaetano Marturana, il 51enne di Canicattì (Agrigento), condannato dalla Corte d’Appello di Palermo nel marzo del 2013 a 8 anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata all’usura, all’estorsione, alla ricettazione, alla detenzione illegale di armi ed esplosivi, al danneggiamento, all’incendio, alla calunnia, alla truffa, al falso. Stessa sorte anche per il fratello Roberto e per la madre Angela Luvaro, condannati però a cinque anni. A tutti e tre oggi la Polizia di Agrigento ha sequestrato beni per un valore di circa 2milioni di euro.
La sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Agrigento ha emesso il provvedimento accogliendo la proposta del questore Mario Finocchiaro. Gli accertamenti economico patrimoniali sono stati effettuati dalla divisione di Polizia anticrimine, diretta da Giovanni Giudice, e dal nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza agrigentina.
A fare luce sul giro di usura fu nel 1998 l’operazione, denominata ‘Tie break’ che portò all’arresto di Gaetano Marturana e di altre 37 persone. Le vittime della famiglia di usurai erano semplici cittadini, piccoli imprenditori e grandi imprese assicurative, che per pagare i debiti e gli interessi non soltanto consegnavano denaro contante e assegni, ma anche garanzie come promesse di vendite con il rilascio di procure speciali su beni immobili di loro proprietà.