Home Nazionale Sanità: Ipasvi, abolire Tasi e Imu non serve se poi bisogna pagarsi cure

Sanità: Ipasvi, abolire Tasi e Imu non serve se poi bisogna pagarsi cure

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Roma, 3 set. (AdnKronos Salute) – Abolire Tasi e Imu sulla prima casa è “sicuramente una boccata di ossigeno per i cittadini che attualmente sono ai vertici delle tassazioni a livello europeo, se non mondiale. Ma un cittadino senza Tasi e Imu e con problemi di salute e necessità di spendere di tasca propria per far fronte a questi bisogni inderogabili, non è un cittadino felice”. Lo sottolinea Barbara Mangiacavalli, presidente nazionale dei Collegi Ipasvi che, in vista della Legge di stabilità e delle misure sulla sanità, lancia un appello a tutti gli attori del Ssn a far fronte comune contro i tagli, in difesa del sistema.
“La strada delle razionalizzazioni e della riduzione di sprechi, anno dopo anno – ricorda Mangiacavalli – è diventata l’autostrada dei tagli dell’economia nazionale: a ogni manovra, per ogni passo della spending review dettata da esigenze interne, ma anche dal rispetto dei parametri europei, ogni volta che si pronuncia la parola ‘risparmio’ un pezzetto di sanità pubblica resta sul tavolo dei tagli, quasi sempre, per ora, lineari”.
“Sappia il Governo Renzi e chi al suo interno dovrà prendere le decisioni e fare scelte che il Servizio sanitario nazionale universalistico e di altissima qualità come il mondo ci riconosce – prosegue – è davanti a un vero e proprio baratro oltre il quale universalismo, equità e qualità resteranno solo parole vuote e destinate a cadere nel nulla”. Per l’Ipasvi è “ora di dire davvero basta”.
“Ognuno faccia la sua ‘vera parte’ – invita Mangiacavalli – sindacati e associazioni sinergicamente lavorino su piattaforme contrattuali che possano finalmente riconoscere le competenze e non solo il ‘disagio’. Politici e Governo abbandonino l’idea di pensare ad altri tagli mascherati sotto la veste di ipotetici risparmi e mettano in campo risorse e strumenti veri di controllo – afferma – in modo che tutto ciò che già c’è sulla carta e nelle leggi si realizzi davvero. Le Regioni non alimentino sterili contradditori l’una con l’altra nella convinzione che la causa dei deficit è sempre del vicino”.
“L’autunno non deve essere ‘caldo’ come molti minacciano, ipotizzano o paventano, ma razionale e intelligente. Noi siamo pronti a fare la nostra parte ai tavoli della concertazione per disegnare un nuovo modello di Ssn non più all’ombra dei tagli, ma un servizio razionale e di qualità in grado di erogare servizi appropriati. Riorganizzare mezzi, persone e funzioni per razionalizzare la filiera è l’unica strada per garantire ai cittadini e al sistema un reale recupero di efficienza senza ridimensionare i servizi: meno spesa inutile, meno procedure e più investimento nella presa in carico dei pazienti. Il Governo, le Regioni e anche tutte le professioni devono capirlo: non è più un invito, ma una questione di ‘vita o di morte’ del Ssn”, conclude.