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Sanità integrativa e sconti in testa a benefit welfare aziendale

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Roma, 30 apr. (Labitalia) – La crisi spinge lavoratori ed azienda verso forme di welfare aziendale che possono essere un valido aiuto al portafoglio e al benessere della famiglia. E la sanità integrativa insieme agli sconti sono i benefit aziendali più gettonati. E’ quello che dimostra la ricerca condotta da dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e da Welfare Company, provider di servizi di welfare aziendale controllato da Qui!Group Spa, su oltre 100 manager delle direzioni del personale di altrettante aziende operanti in Italia.
Le aziende socialmente più responsabili, spiega lo studio, in quest’ultimo periodo – complice la crisi, ma anche la constatazione dei benefici generati dall’aver introdotto queste logiche nel rapporto di lavoro – hanno aumentato il numero dei servizi di welfare aziendale: il 52% delle imprese evidenzia, infatti, oltre sei misure messe a disposizione dei dipendenti e delle loro famiglie. Tra i servizi che le aziende decidono di offrire ai loro dipendenti, si conferma il peso preponderante delle coperture sanitarie integrative (46%) e la diffusione di formule di flessibilizzazione degli orari (45,9%) finalizzate a realizzare reali pratiche di work-life balance
Ma la ricerca ha evidenziato anche la crescita, rispetto a rilevazioni similari effettuate anche solo pochi anni fa, dell’importanza data ai network convenzionati per la fruizione di sconti ed agevolazioni dedicate ai dipendenti (36,7%). Quest’ultimo dato è certamente cresciuto sulla spinta della crisi economica e quindi per ridurre l’impatto di livelli salariali da tempo bloccati nel loro adeguamento al crescente costo della vita.
Luca Pesenti, coordinatore della ricerca, ha rilevato che “nell’opinione degli intervistati il welfare aziendale si è confermato come un prezioso alleato per ridurre la conflittualità, migliorare il clima aziendale e la produttività, grazie anche ad una sua evidente efficacia nel ridurre l’assenteismo (su questi aspetti concorda anche un campione di delegati sindacali della Cisl che ha fatto da “gruppo di confronto”), è anche emerso il desiderio quasi unanime di vedere presto realizzato un aggiornamento sia della disciplina fiscale (75%), sia di quella giuslavoristica (61%)”.
Per Giovanni Scansani, direttore generale di Welfare Company, “un dato interessante e “robusto” nella sua dimensione numerica e soprattutto ideale, perchè ancorato a motivazioni meno strumentali di quelle spesso invocate a fondamento delle policy di welfare aziendale, è la propensione verso la soddisfazione economica, sociale e familiare del Dipendente che contano maggiormente rispetto al target dell’abbattimento del cuneo fiscale del costo del lavoro che i Piani di welfare aziendale consentono di ottenere. Solo se la persona è realmente al centro di un Piano, quest’ultimo è in grado di generare reciprocità nei termini di un maggior engagement e di una maggiore produttività da parte dei beneficiari degli interventi “.
Al termine dei lavori, Gregorio Fogliani, presidente della controllante Qui!Group Spa, ha sottolineato che “per noi imprenditori è essenziale poter vedere con chiarezza le soluzioni. La normativa applicabile al welfare aziendale è oggi frammentaria e incerta. Non è un caso che il 90% delle aziende intervistate sia sia detto d’accordo con l’introduzione di un plafond massimo omnicomprensivo nel quale ricomprendere tutti i benefit, a partire dai Buoni Pasto che sono quelli più diffusi e graditi”.