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Sanità: a Roma ‘Fiocchi in ospedale’ per sostenere mamme prima e dopo parto

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Roma, 9 apr. (AdnKronos Salute) – Uno spazio accogliente e colorato. Con giochi, un fasciatoio e un’area per allattare, aperto tutti i giorni, dove neo o future mamme possono, con i papà, trovare sostegno, assistenza e orientamento nella delicata fase pre e post-parto, con l’inizio dell’accudimento del bambino e l’uscita dall’ospedale. Parte oggi anche a Roma il progetto ‘Fiocchi in ospedale’, per iniziativa di Save the Children e del Policlinico universitario Agostino Gemelli, primo nel Lazio, dopo le esperienze pilota avviate dall’organizzazione – dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti – a Milano (Ospedale Niguarda, in collaborazione con Mitades), Napoli (Ospedale Cardarelli, in collaborazione con Pianoterra) e Bari (Policlinico, in collaborazione con il Melograno).
In poco più di 2 anni di attività sono state sostenute un totale di 11.722 persone tra bambini, mamme e familiari. Obiettivo del progetto, spiegano gli ideatori, è contribuire a migliorare le condizioni dei bambini fin dai primi giorni di vita, attraverso il sostegno al neonato e ai genitori, in sinergia con l’ospedale e il territorio e con particolare attenzione alle mamme e ai nuclei più vulnerabili. Nella capitale,il progetto è stato realizzato in collaborazione con il Policlinico Gemelli che ha destinato a ‘Fiocchi in ospedale’ uno spazio del reparto di ostetricia (ala N), all’interno del Dipartimento per la tutela della salute della donna, della vita nascente, del bambino e dell’adolescente: qui, dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 14, le future mamme e le neo-mamme possono contare sull’aiuto di operatrici qualificate.
Il progetto mette a disposizione: uno sportello di consulenza, anche con mediazione culturale e linguistica; attività di sostegno all’allattamento, accudimento e puericultura; supporto psicologico e sociale. Per le madri in situazioni di particolare vulnerabilità economica e sociale sono previsti un sostegno materiale (pannolini, accessori e prodotti per la cura del neonato) e la possibilità di dimissioni protette. “L’arrivo di un bambino – spiega Raffaela Milano, direttore Programmi Italia-Europa Save the Children – rappresenta un momento particolarmente delicato per la mamma e per l’intera famiglia e necessita di un adeguato accompagnamento non solo medico, ma anche sociale ed emotivo. Questo purtroppo non sempre avviene e le donne e le coppie possono trovarsi sole davanti alle sfide della genitorialità, con esiti anche molto gravi come l’acuirsi di forme depressive post partum o di un clima di violenza psicologica e fisica, che possono compromettere in modo serio il benessere del neonato”.
“Il progetto Fiocchi in ospedale – continua Milano – intende fornire un primo ascolto e riferimento, soprattutto alle donne e coppie più in difficoltà, in rete con tutti i servizi territoriali”. Fiocchi in ospedale “è uno dei nostri progetti più preziosi poiché dedicato a gestanti, neomamme, coppie o nuclei familiari che mostrano situazioni di fragilità e di disagio sociale, emotivo, psicologico, relazionale. E’ quindi un’attenzione speciale quella che vogliamo rivolgere alle famiglie in difficoltà, non solo dal punto di vista medico e clinico, ma anche psicologico e sociale, estendendo la nostra collaborazione anche alle strutture del territorio, futuro, ma anche presente, della medicina integrata”, sottolinea Giovanni Scambia, direttore del Dipartimento per la Tutela della salute della donna, della vita nascente, del bambino e dell’adolescente del Gemelli.
Nel Lazio si contano circa 53 mila parti all’anno, di cui 3.349 al Gemelli (pari al 6,3%); 40 le Unità operative perinatali, delle quali 10 effettuano meno di 500 parti all’anno e sono quindi al disotto dello standard previsto dalle linee guida ministeriali per la sicurezza del parto. Una mamma ogni 10 ha 40 anni o più, dato che posiziona il Lazio al secondo posto in Italia per le maternità over 40, dopo la Sardegna (10,9%); oltre il 41% dei nati viene al mondo con un parto cesareo, percentuale che colloca il Lazio al quinto posto in Italia dopo Campania, Molise, Sicilia e Puglia, e 5 punti percentuali sopra la già alta media italiana.
Per quanto riguarda l’allattamento al seno, vi ricorre l’85,5% delle mamme, in media per 8 mesi, con una flessione di quasi il 2% rispetto al 2000. Sul versante dei servizi socio-assistenziali per la salute materno-infantile e la prima infanzia, i consultori pubblici sono 161 – 0,6 ogni 20 mila abitanti, quando la legge ne prevede uno – mentre gli asili nido pubblici prendono in carica il 16,7 di bambini nella fascia di età 0-2 anni. Un dato superiore al 12,3% della media nazionale ma inferiore a quello di regioni quali Emilia Romagna (25), Valle d’Aosta (21,7), Toscana (20,3) e Friuli Venezia Giulia (19,6).
“I dati sui servizi e le strutture sanitarie e sociali a sostegno del percorso nascita nel Lazio evidenziano alcune criticità”, rileva Milano. “Per esempio un quarto dei punti nascita non è in linea con i parametri indicati dalle linee guida nazionali, perché vi si effettuano meno di 500 parti l’anno. Queste strutture sono spesso prive di sistemi di trasporto di urgenza materno e neonatale, di terapia intensiva neonatale e di doppia guardia ostetrica e ginecologica. Di conseguenza rischiano di non avere l’efficienza richiesta. Ci auguriamo che il progetto possa essere assunto e replicato anche da altri ospedali della capitale e della Regione”, conclude Milano.