Milano, 12 dic. (AdnKronos) – Per più di otto anni la sua vita è rimasta appesa a un filo: presunto colpevole, perché gli innocentisti sono sempre stati la minoranza in un caso tra i più mediatici degli ultimi anni. Alberto Stasi da alcune ore è dietro le sbarre del carcere di Bollate per scontare la sua condanna definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. La Cassazione ha messo la parola fine, dopo cinque gradi di giudizio e diversi colpi di scena, al lungo processo con rito abbreviato.
Il bocconiano, ‘il biondino dagli occhi di ghiaccio’, oggi si è sciolto tra le lacrime quando i suoi avvocati gli hanno comunicato il verdetto. Sotto choc, in grado di non dire una parola, è stato accompagnato da personale dello studio di avvocati che lo assiste davanti al carcere milanese ed è entrato affrontando un futuro fatto di sbarre. Forse non saranno queste mura la sua destinazione definitiva, dovrà aspettare almeno domani prima di abbracciare i suoi difensori e la mamma Elisabetta, ma dal primo pomeriggio di oggi Stasi sta facendo i conti con una realtà rimasta finora una possibilità.
Quel ‘limbo’, quella vita normale che con fatica stava provando a prendersi lontano da Garlasco, il sogno di lavorare in uno studio di commercialista, la voglia di trascorrere il Natale in famiglia in una triste ricorrenza (nel Natale 2013 è morto il papà Nicola, ndr), il desiderio di spegnere le sue 32 candeline con gli amici sono finite, come i sogni di Chiara uccisa nella sua villetta di via Pascoli il 13 agosto 2007. Alberto non ha mai cambiato versione, la difesa ha sempre sostenuto che contro di lui si è celebrato un processo lombrosiano, con prove adattate a trovare un colpevole. Dubbi rimasti fuori dalla Cassazione, mentre Stasi ora fa i conti con la sua nuova vita.