Home Nazionale Mafia: giornalista imprenditore dopo ennesima rapina, non pago i boss

Mafia: giornalista imprenditore dopo ennesima rapina, non pago i boss

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Palermo, 22 mag. (AdnKronos) – Negli ultimi mesi ci hanno provato più volte a rapinare il suo, ieri ci sono riusciti. In tre sono entrati, a viso coperto e, sotto la minaccia delle armi, hanno portato via l’incasso, esiguo, della giornata. Oggi Francesco Massaro, ex giornalista del Giornale di Sicilia, che anni fa ha deciso di lasciare il suo lavoro per dedicarsi esclusivamente al suo bar di via Ernesto Basile a Palermo, annuncia che non si piegherà “mai a Cosa nostra” e che non pagherà mai il pizzo ai boss. Lo fa sul suo blog ‘diPalermo’, molto seguito: “Sarebbe facile, lo so. Sarebbe facile ma non lo faccio. Non andrò a bussare dal capetto mafioso per chiedergli una tregua, non prenderò il caffè con lui. Non comprerò mai la tranquillità pagando il pizzo. So bene, per come sono state commesse, che si tratta di segnali chiari che mi vengono lanciati per spingermi a cercarmi ‘un amico’, il mafioso della zona a cui chiedere protezione, ma proprio non ho intenzione di starci”, scrive Massaro.
“Non sono una verginella, non punto il dito contro i commercianti che pagano – scrive ancora – so che è difficile non farlo. Conosco le regole del gioco, di questo gioco che si gioca a Palermo. Ma io ho deciso di non partecipare. Non per eroismo, certo che no, ma lo devo a me stesso, alla mia famiglia, alla parte sana di questa città, a quelli che credono ancora nel lavoro come impegno e sacrificio, tutto qui. Nessun compromesso, nessuna trattativa. Col tempo ho imparato a sostituire le sfumature al bianco e al nero. Qui no. Qui non vedo sfumature. Qui la strada è tracciata, e attraverso quella vado avanti. Io ai mafiosi i soldi del mio lavoro non li do”.
“Io ai mafiosi i soldi del mio lavoro non li do. Semplice. Vengano a prenderli, piuttosto – dice – La rapina è il mezzo che colui che li manda utilizza per inviarmi il messaggio”. “Racconterò ai miei amici inquirenti quel che so, quel che vedo, quel che sospetto, quel che annuso in questo quartiere paradigma di una città malata – conclude – E aspetterò paziente che qualcuno tolga di mezzo la gentaglia che impedisce a quelli come me di guardare il cielo, di respirare, di sorridere, di lavorare”.