Home Nazionale L’Is diffonde video girato nel sito archeologico di Palmira /Guarda

L’Is diffonde video girato nel sito archeologico di Palmira /Guarda

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Beirut, 26 mag. (AdnKronos/Aki) – “Non c’è nulla di vero nella notizia secondo cui lo Stato islamico (Is) ha commesso una strage di civili” a Palmira, in arabo Tedmor, l’oasi nel centro della Siria occupata la settimana scorsa dai miliziani estremisti (Foto). E’ quanto rivela ad Aki-Adnkronos International l’attivista locale Abu Muhammad al-Tadmori, secondo cui l’Is “ha ucciso in modo mirato”.
In particolare, i jihadisti si sono scagliati contro “soldati del regime, leader della difesa nazionale e spie che in passato hanno fatto uccidere o arrestare decine di giovani della città. Si tratta di persone – aggiunge Tadmori – che la popolazione locale conosce bene”.
Tra i giustiziati dall’Is “abbiamo potuto accertare la presenza di quattro donne che collaboravano manifestamente con il regime e che la gente di Tadmor accusa di aver mandato a morte diversi giovani del posto”.

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, da quando ha conquistato la città e altre località nel Rif di Homs l’Is ha giustiziato almeno 217 civili, tra cui donne e bambini e fatto oltre 600 prigionieri tra le forze del regime e i suoi alleati, ma l’attivista smentisce affermando che tutte le vittime dei jihadisti sono elementi del regime o sue spie
Tadmori nega anche che l’Is abbia distrutto dei reperti archeologici all’interno del museo della città: “La notizia che i jihadisti hanno distrutto alcune statue all’interno del museo di Tadmor fuori è falsa”, spiega. Al contrario, l’Is “ha messo delle guardie alla porta del museo, hanno issato la bandiera dell’organizzazione su alcuni edifici governativi e hanno promesso alla popolazione che non toccheranno il sito archeologico o i beni pubblici”.
Stando all’attivista, i miliziani dell’Is “hanno ripristinato l’energia elettrica e la rete di distribuzione dell’acqua, che ora arrivano nella maggior parte dei quartieri della città”. Al momento, poi, non vi è traccia di un’azione militare contro i jihadisti da parte della Coalizione internazionale: “Nei cieli della città non si è visto neanche un aereo”, afferma Tadmori.
Quanto alla situazione degli abitanti dell’oasi, l’attivista chiarisce che “attualmente la strada verso Raqqah è aperta e molte famiglie che erano fuggite in quella città da due anni a questa parte sono rientrate”, ma si assiste anche alla “partenza di molti verso Raqqah”, che è la roccaforte del sedicente califfato islamico. Inoltre, “non c’è internet, ma utilizziamo internet via satellite per pochi minuti al giorno in modo da comunicare con il mondo esterno”.