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Infrastrutture: Castellucci, Legge Obiettivo ha fatto il suo tempo

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Roma, 30 mar. (AdnKronos) – ”La legge Obiettivo ha fatto il suo tempo: la realizzazione delle infrastrutture deve uscire da un permanente stato di emergenza e quindi dalle leggi speciali. L’emergenza non può durare quattordici anni”. A sottolinearlo, in un’intervista ad ‘Affari e Finanza’, è Giovanni Castellucci, ad di Atlantia e di Autostrade per l’Italia, promotore con la Bocconi di un “centro di pensiero strategico” sulle infrastrutture, il Laboratorio Infrastrutture che ha redatto il Manifesto per una nuova cultura delle infrastrutture.”Occorre uscire dall’emergenza permanente”, dice Castellucci. “Con l’approccio della legge Obiettivo – dice- si è spesso finiti in una trappola. E il rapporto tra opere progettate e opere effettivamente realizzate lo dimostra”.
“La legge Obiettivo, nata come soluzione emergenziale nel 2001, nel tempo ha subìto una deriva. Troppi progetti, incapacità di scegliere quali fossero utili e strategici, regole di funzionamento interne che hanno ridotto le tutele e moltiplicato i costi. Le nostre conclusioni sono analoghe a quelle di Cantone”, evidenzia il top manager interpellato sul giudizio espresso dal presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, ha parlato di una legge “da buttare”. “Spetta alla politica fare le scelte con il concorso di tecnici competenti, coinvolgendo i territori e sulla base di analisi costi-benefici e di impatto sulla competitività del sistema produttivo e di quello turistico. Non può non esserci un piano nazionale delle infrastrutture serio e selettivo”.
Come andrebbero ripensati gli appalti? “Innanzitutto – risponde Castellucci – serve un’operazione di semplificazione, vanno contenute e meglio supportate le stazioni appaltanti. E poi servono progetti di maggiore qualità, che unitamente a meccanismi di pre-qualifica e forme contrattuali di trasferimento del rischio più stringenti permettano di arrivare all’obiettivo di un ‘prezzo chiuso’ in fase di gara”. E, sottolinea, “in un sistema più trasparente emergerebbero le imprese migliori. Questo è il vantaggio per il sistema. Nelle imprese il tutto si tradurrebbe in una maggiore capacità di esecuzione delle opere e in una minore necessità di relazione con le stazioni appaltanti”.