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Giappone, vent’anni fa il terremoto che rase al suolo Kobe

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Kobe, 15 gen. (AdnKronos/Dpa) – Erano le 5:46 del mattino quando, il 17 gennaio del 1995, un terremoto di magnitudo 7.3 ha colpito città di Kobe, nel Giappone occidentale, e le aree circostanti. Il sisma, che ha ucciso più di 6.400 persone, è stato il peggior disastro naturale vissuto dal Giappone dal dopoguerra fino al 2011, quando la parte nord-orientale del paese fu devastata da un terremoto di magnitudo 8.9 che ha provocato uno tsunami con onde che hanno raggiunto i 10 metri di altezza
Secondo l’agenzia meteorologica giapponese, l’epicentro del sisma fu localizzato a sudest di Osaka, a Nord dell’isola di Awaj, a una profondità di 16 chilometri. Proprio la superficialità del terremoto fu la causa dell’elevato numero di vittime.
I tremori, che durarono circa 20 secondi, causarono numerosi incendi in una zona della città densamente popolata. Circa 7.000 case vennero distrutte dalle fiamme e molte delle vittime furono causate da ritardi nell’opera di spegnimento degli incendi, dovuti anche alla rottura delle condutture dell’acquedotto.
Della devastazione, la città di Kobe porta pochi segni, ma il disastro ha lasciato un’eredità indelebile nell’attivismo cittadino giapponese. Molti volontari hanno infatti affollato le zone terremotate per offrire aiuto, anche in risposta all’incapacità del governo di utilizzare proficuamente i molti volontari giapponesi che si erano prontamente proposti e per il rifiuto iniziale delle proposte di aiuto pervenute da molte nazioni straniere. Secondo la prefettura di Hyogon, un totale di 1,67 milioni di volontari ha contribuito a ricostruire la regione.