Home Nazionale Fca: Rebaudengo, la ‘rivoluzione’ Pomigliano ha salvato presenza in Italia /Adnkronos

Fca: Rebaudengo, la ‘rivoluzione’ Pomigliano ha salvato presenza in Italia /Adnkronos

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Torino, 17 gen. (AdnKronos) – ”Ne ero convinto allora e lo sono oggi, i 1500 inserimenti a Melfi confermano la validità delle iniziative intraprese, l’accordo di Pomigliano è stata una rivoluzione vera senza la quale non avremmo salvato la presenza industriale della Fiat in Italia”. Archiviata a fine dicembre una carriera cominciata in Fiat 41 anni e 3 mesi fa, Paolo Rebaudengo, braccio dell’ad Sergio Marchionne nella rivoluzione delle relazioni industriali, rompe, in un’intervista all’Adnkronos, il silenzio che ha caratterizzato i lunghi anni trascorsi nel gruppo, in attesa, tra un paio di mesi, dell’uscita di un libro in cui l’ex responsabile delle relazioni industriali del Lingotto ripercorre il caso Pomigliano “con una ricostruzione dall’interno e non come è stata rappresentata: molti hanno parlato di quell’accordo ma pochi lo hanno davvero letto e ne hanno compreso il vero significato”.
“Molti lo hanno dipinto addirittura come un disegno criminoso ma quel contratto, che ha definito nuove regole, ha responsabilizzato il sindacato, ha permesso all’azienda di gestire in modo radicalmente diverso la dissaturazione delle fabbriche – dice Rebaudengo- è un’intesa che ha segnato un cambiamento culturale vero, forse non percepito dal sistema Paese, ma certamente dai lavoratori: chi prima si metteva malattia quando c’era una partita di calcio, con quell’accordo ha capito che si stava giocando il futuro e anche se poi, a livello mediatico, è prevalsa la contestazione di 19 persone, oggi continuo ad essere orgoglioso di quanto siano riusciti a realizzare”.
A quasi cinque anni dalla ‘rivoluzione’ Fiat nelle relazioni industriali, con il superamento del contratto nazionale in favore del contratto collettivo di gruppo, Rebaudengo rivendica: ”avremmo potuto scegliere la strada tradizionale, come Fiat fece nell’80, nel ’94 e nel 2002: annunciare esuberi e aspettare che qualcosa succedesse. Forse avremmo fatto felici molte più persone, desiderose di riattivare lo scontro sociale in Fiat. Invece, abbiamo deciso di fare diversamente, abbiamo gestito un’eccedenza corrispondente a 30 milioni di ore di cassa integrazione all’anno sopportandone il costo, nella prospettiva di fare gli investimenti quando ci fossero state le condizioni. Eravamo convinti che, se il mercato ci avesse aiutato, ci sarebbe stato anche il lavoro. E così è stato”.