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Crisi battuta dal calzaturiero con +20,3% export tra 2008 e 2014

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Roma, 12 mar. (Labitalia) – “Tra il 2008 e il 2014, il settore calzaturiero è riuscito a generare una crescita complessiva delle esportazioni in valore del +20,3% e del saldo commerciale positivo del +17,5%, in un momento segnato dal pesantissimo calo dei consumi interni”. E’ quanto emerge dal settimo rapporto annuale sul settore calzaturiero italiano, Shoe Report 2015, curato da Ermeneia e presentato oggi a Roma.
“Le imprese calzaturiere, in Italia, hanno mostrato di saper reagire -rileva- con costanza rispetto ad un ciclo economico dall’andamento a ‘denti di sega’ (con discese e risalite continue), sfruttando il traino di un export che si è mostrato resistente: +3% in valore nel 2014, con una dinamica più ridotta rispetto agli anni precedenti che ha comunque permesso di recuperare la caduta verso il basso registrata nel 2009 (-15,9%)”. “Un altro elemento positivo -si precisa- è l’aumento del prezzo medio a paio che, a fronte di un significativo calo in quantità (-34,8%), ha fatto registrare solo una lieve contrazione in valore (-1,2%)”.
“Shoe Report è uno strumento importante di comunicazione -afferma il presidente di Assocalzaturifici, Cleto Sagripanti- con il mondo della politica e un momento di confronto tra istituzioni e imprenditori per costruire insieme efficaci strategie di sviluppo del made in Italy”. “Siamo giunti alla settima edizione e questo conferma -rileva- come sia diventato ormai un appuntamento irrinunciabile per attivare azioni concrete che partano da uno studio accurato delle reali esigenze del settore. Il nostro obiettivo è di presentare delle proposte e dare delle linee guida che potrebbero davvero dare slancio a un settore che impiega oltre 76.000 addetti e che sta vivendo un momento ancora molto delicato”.
Il rapporto mostra “come le imprese stiano elaborando una ‘trasformazione selettiva’ del proprio modo di operare grazie ad atteggiamenti e a comportamenti di ‘resilienza’, che servono ad affrontare l’andamento alternante del ciclo”. “Tende invece a stabilizzarsi – precisa -la quota di quelle che si trovano ancora dentro il ciclo problematico: a gennaio 2015 sono il 16,7%, a fronte del 17,4% del 2014”.
“Cresce la quota delle imprese medio-esportative -spiega la ricerca- con un fatturato estero tra il 10% e il 50% del totale (tra il 2012 e il 2014 passano dal 25,0% al 30,1%) e quella delle imprese fortemente esportative, con un fatturato estero tra il 50% e il 90% del totale (tra il 2012 e il 2014 passano dal 35,8% al 42,5%). Si tratta di un punto di forza del quale le aziende sono sempre più consapevoli: emerge quindi la necessità per le aziende di disporre di un’informazione completa e affidabile, sia sul piano dei mercati sia sul piano dei soggetti ai quali si possono rivolgere per rafforzarsi all’estero”.
“Diventa di primaria importanza, quindi, il ruolo di Ice-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane -fa notare- per aiutare le aziende a posizionarsi sui mercati più promettenti, come accade per esempio nel caso della sinergia tra l’Agenzia e Assocalzaturifici negli appuntamenti fieristici organizzati in tutto il mondo”.
“Le imprese stanno cominciando ad aprirsi a processi ‘trasformativi’ di contorno -rileva Shoe Report 2015- come ad esempio la collaborazione tra imprese – che interessa più di un terzo delle aziende intervistate (34,2%) e la graduale maturazione in tema di e-commerce: le aziende che hanno cominciato ad utilizzare tale strumento salgono, tra il 2011 e il 2014, dal 21,1% al 25,3% e quelle che non lo hanno ancora utilizzato, ma pensano di utilizzarlo oppure stanno predisponendo un progetto, passano dal 31,7% al 33,4%”.
“Shoe Report ci aiuta ad avere -sottolinea Sagripanti- un quadro completo del nostro settore, partendo dai nostri punti di forza. Per avere un’idea del peso del calzaturiero italiano, basti considerare che nel periodo gennaio-dicembre 2014 il nostro settore ha fatto registrare un saldo commerciale di quasi 4,2 miliardi di euro. Un risultato straordinario, tenuto conto della congiuntura particolarmente sfavorevole”.
“Il rapporto serve alle imprese stesse e alle istituzioni -auspica Sagripanti- per misurare il grande potenziale della nostra manifattura e per attivare uno sforzo di convergenza che investa tutti i soggetti, le aziende, il sistema associativo, il sistema creditizio e assicurativo, oltre ovviamente al sistema politico nazionale ed europeo, capace di individuare delle strategie efficaci per il calzaturiero e per tutto il made-in-Italy, in una logica di sistema che sarà l’arma vincente per rilanciare la manifattura, vero punto di forza strategico del nostro sistema Paese”.