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Confindustria-Srm: al Sud segnali di ripartenza, verso Pil +1% nel 2016

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Roma, 30 dic. (Labitalia) – I segnali di vitalità dell’economia meridionale, visibili già nella prima parte dell’anno, si sono infittiti, tanto da far prevedere la possibilità di valori timidamente positivi per il pil meridionale già alla fine del 2015. Secondo le stime di Confindustria e Srm, un Centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, il pil del Mezzogiorno dovrebbe infatti tornare a salire dello 0,2% nel 2015 e in maniera un po’ più robusta nel 2016 (+1%): in un caso e nell’altro, però, la crescita attesa è inferiore a quella del resto del Paese.
Il clima di fiducia delle imprese manifatturiere meridionali, rilevano Confindustria e Srm, si mantiene sui massimi degli ultimi 4 anni, facendo segnare un valore di due punti più elevato rispetto a un anno fa: segnale analogo viene dai consumatori, che esprimono anch’essi una fiducia ai massimi rispetto agli ultimi quattro anni.
Al miglioramento delle aspettative ha sicuramente contribuito la crescita dell’occupazione al Sud: nei primi 9 mesi dell’anno, infatti, sono 136.000 in più, rispetto all’anno precedente, gli occupati nelle regioni meridionali, riportando il dato vicino alla soglia psicologica dei sei milioni di occupati (5 milioni e 970 mila). Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il tasso di occupazione sale al Sud dell’1,1%, lo 0,3% in più della media nazionale mentre la disoccupazione cala di 2 punti percentuali (sempre rispetto al III trimestre 2014), scendendo al 17,6%.
All’incremento degli occupati meridionali ha contribuito lo sgravio per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. Nei primi 9 mesi dell’anno, infatti, sono state quasi 290 mila le assunzioni agevolate al Sud su un totale di 900 mila: il dato sulla cassa integrazione, tornato sui livelli pre-crisi, conferma a sua volta la stabilizzazione dell’economia meridionale dopo sette anni di turbolenza. Certamente, osservano Confindustria e Srm, “si tratta solo di segnali, perché il macigno della disoccupazione, soprattutto giovanile (ben rappresentata dal 38,9% di Neet meridionali) è solo scalfito; ma sono segnali, per la prima volta, di segno chiaramente positivo”.
Il processo di selezione dell’apparato produttivo, che ha caratterizzato gli ultimi anni, rilevano, sembra ormai essere vicino al termine. Il saldo delle imprese attive, infatti, si è ormai stabilizzato (-0,1% rispetto al III trimestre del 2014), con poco meno di 1 milione e 700 mila imprese in attività: continua, come già negli anni precedenti, sia la crescita delle imprese ‘in rete’ (oltre 3.100) sia quella delle società di capitali (ormai più di 270 mila), indice di un processo di irrobustimento del tessuto produttivo del Sud più sostenuto di quello del Centro Nord (+5,4% rispetto a +2,6%).
Si riduce il numero medio di procedure fallimentari in quasi tutte le regioni meridionali, così come il numero di società con almeno un protesto nell’anno, mentre torna positivo nel 2014, il fatturato delle grandi (+4,6%) e delle medie imprese (+1,9%), ma non quello delle piccole (in calo del 2,3%): queste sono però la stragrande maggioranza (99%) e condizionano il risultato complessivo.
A spingere il manifatturiero meridionale, soprattutto della sua componente più strutturata, sottolineano Confindustria e Srm, contribuisce in modo significativo l’export che, rispetto al III trimestre 2014, fa registrare +3,1%, trainato dal +26,3% dei mezzi di trasporto e dalla crescita dell’agroalimentare (+9%). In miglioramento anche le dinamiche creditizie: nei primi 6 mesi dell’anno, infatti, si rafforza la domanda di credito al Sud (soprattutto nel manifatturiero), assieme ad un allentamento delle condizioni praticate per l’offerta di credito.
Così, per la prima volta dopo molti trimestri negativi, tornano a crescere gli impieghi al Sud (+1,2%), a fronte di una sostanziale stazionarietà delle altre ripartizioni. Crescono, tuttavia, anche le sofferenze, che hanno ormai superato la soglia dei 40 mld di euro (pari al 14,3% del totale dei crediti concessi) su un totale di 140 sul piano nazionale. Scendono i tassi attivi sulle operazioni a breve, anche se rimane un differenziale di circa 1 punto e mezzo rispetto alla media italiana.
Insomma, sottolineano Confindustria e Srm, “si conferma un clima timidamente positivo anche per il Sud, ancora lontano però da poter essere considerato una vera e propria ripresa”. Pesa, in particolare, il dato degli investimenti, pubblici e privati. Dal picco del 2007, infatti, gli investimenti fissi lordi sono calati di oltre 34 mld di euro, toccando nel 2014 il valore minimo di 55 mld. Particolarmente forti i cali dell’industria e delle costruzioni, dimezzati dal 2000 a oggi. Decrementi ingenti fanno registrare anche gli investimenti pubblici. Al netto delle partite finanziarie, tra il 2009 ed il 2013, la spesa in conto capitale della Pa si è ridotta di oltre 5 miliardi di euro, ben al di sotto dei valori del 2000.