Home Attualità Cisl: dal 2008 perso 1 mln posti di lavoro, serve crescita e bonus oltre 2015

Cisl: dal 2008 perso 1 mln posti di lavoro, serve crescita e bonus oltre 2015

0

Roma, 29 apr. (Labitalia) – Le condizioni per una ripresa ci sono tutte ma fino a quando la crescita del Pil sarà bassa non si potrà sperare in un aumento dell’occupazione. Dal 2008 ad oggi, infatti, sono circa 1 milione i posti di lavoro persi dall’Italia mentre la disoccupazione giovanile è schizzata al 43,6%. Ma qualcosa con il bonus occupazione e lo sgravio Irap comincia a muoversi. Il governo però dovrebbe confermare l’incentivo alle assunzioni anche oltre il 2015 per renderlo strutturale visto che le obiezioni di questi mesi, sulla convenienza delle aziende a licenziare “appaiono inconsistenti” e l’indennità di licenziamento prevista “è adeguata”. Non solo. Servirebbe anche una robusta politica sulla formazione dei lavoratori per la quale l’Italia invece è ancora la “Cenerentola d’Europa”.
E’ uno studio Cisl, coordinato dal segretario confederale Gigi Petteni, a mettere sotto la lente numeri e qualità del lavoro in questo ultimo anno. “Il mercato del lavoro è già molto diverso da quello che c’era prima della crisi, diverso e al momento ancora decisamente debole. Ora siamo in presenza, nonostante il Pil continui a calare, finalmente di una piccola crescita, dato però che non può e non deve illudere”, mette in guardia il sindacato che chiede per questo di reiterare il bonus occupazione, “per prolungare l’effetto attrattivo e continuare a rendere più appetibile e consueto il lavoro stabile” anche oltre il 2015.
A questo dovrebbero associarsi politiche formative d’impatto. Il tasso di partecipazione alle attività di istruzione e di formazione per la popolazione tra i 25 e i 64 anni, infatti, è stato infatti pari nel 2014 al 7,6% (era il 6,2% nel 2007), “lontanissimi dunque dall’obiettivo fissato per il 2010 che era del 12,5%”, si legge ancora nel Report che effettua un calcolo impietoso: “Se ci abbiamo messo 7 anni ad arrivare al 7,6% rischiamo di raggiungere il 15% dell’Europa 2020 solo intorno al 2050”. Una prospettiva e un ritardo dunque “intollerabile” per la competitività delle nostre imprese.
“L’obiettivo nuovo che ci aspettiamo venga raggiunto dal decreto sulle politiche attive e sul riordino dei servizi all’impiego atteso per giugno si chiama ricollocazione. Saranno importanti il ruolo, l’architettura e la dotazione strumentale che avranno i servizi all’impiego e le politiche attive in questo disegno che dovrà portarci ad uscire dalla crisi si, ma anche ad avere finalmente una serie di strumenti che non siano esclusivamente legati alle politiche passive”, spiega ancora Petteni.
“In quest’ottica, anche dal punto di vista dell’impegno finanziario, se da una parte si vorrebbe chiedere alle aziende un costo aggiuntivo in caso di utilizzo degli ammortizzatori sociali, dall’altro sarebbe opportuno consentire invece un’agevolazione a chi è intervenuto o è in grado di garantire e certificare interventi formativi all’insegna della competitività aziendale e dell’occupabilità dei lavoratori”, prosegue rilanciando l’unico strumento con cui “colmare le distanze: la contrattazione”.
“Contrattare per dare impulso e poi continuità all’azione di crescita e sviluppo, contrattare per rafforzare stabilità e certezze nelle forme di lavoro, contrattare per fare della formazione la leva su cui garantire l’accesso al lavoro dei giovani e costruire la buona flessibilità in azienda, contrattare per dare strumenti di ricollocazione rapidi, efficaci e sempre meno costosi, contrattare per ridare dignità al lavoro”, conclude.