Home Nazionale Repubblica stagisti, in ‘Jobs Act’ manca azione forte su retribuzione

Repubblica stagisti, in ‘Jobs Act’ manca azione forte su retribuzione

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Roma, 16 gen. (Labitalia) – "Nel Jobs Act di Renzi non è presente un'azione forte sul fronte della retribuzione. Che è invece il punto cardine, il fulcro dei problemi del mercato del lavoro italiano, il vero dramma dei precari, soprattutto di quelli che lavorano con contratti di tipologia autonoma, quella che con un ossimoro tutto italiano chiamiamo parasubordinati". Lo afferma Eleonora Voltolina, direttore responsabile di 'Repubblica degli stagisti', testata on line 'portavoce' dell'universo degli stagisti, e di 'Articolo 36'. "La cosa più urgente e più semplice e, per giunta, a costo zero per le casse dello Stato – fa notare – è istituire per legge un salario minimo. Si tratta semplicemente di una legge che stabilisce un parametro minimo sotto il quale nessun lavoro possa essere pagato. Una legge del genere è già in vigore in circa due terzi degli Stati europei"."Data la peculiarità del nostro Paese – avverte Eleonora Voltolina – con una grande differenza di tasso di occupazione e di costo della vita da città a città e da Nord a Sud, si potrebbe prevedere un salario minimo 'territorialmente caratterizzato', composto da due fattori: uno fisso, che rappresentasse una percentuale dell?importo, e uno variabile per la restante parte, da calcolare regione per regione, attraverso un algoritmo che dipenda appunto dal costo della vita, ma non solo: anche dal tasso di occupazione di quel dato territorio. Più alto è il primo, più il salario sale; più basso è il secondo, più il salario scende. La combinazione dei due permetterebbe una equità e saggezza retributiva, capace di valorizzare il lavoro senza deprimere il mercato". "Comunque la si voglia affrontare – sostiene Voltolina – la questione del reddito è basilare: senza soldi non c?è indipendenza né autonomia, viene a mancare il presupposto di base che consente di fare le proprie scelte. Non guadagnare abbastanza impedisce ai giovani non solo di uscire di casa ma anche di formarsi una propria famiglia, mettere al mondo dei figli". "Non guadagnare abbastanza – rimarca – acuisce l'astio e la sfiducia nei confronti dello Stato e delle sue istituzioni, il senso di incertezza nel futuro; aumenta lo scollamento tra la società civile e la politica, impedisce di vivere appieno il proprio ruolo di cittadini. Così come non va dimenticato un altro aspetto: l'equità previdenziale. Il sistema contributivo attualmente in vigore non può reggere in forma pura".