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Lavoro: Ugl, modifiche art.18 sono danno a lavoratori

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Roma, 2 ott. (AdnKronos) – “Riteniamo che il nostro Paese abbia delle priorità, e che tra queste non ci sia affatto la modifica allo Statuto dei lavoratori, che sarebbe invece soltanto inopportuna vista la mancanza di concertazione e dei tempi a disposizione”. Ad affermarlo in una nota è il segretario confederale dell’Ugl, Ermenegildo Rossi, aggiungendo che “invece di ‘fare i compiti per casa’ per l’Europa, come ha suggerito Angela Merkel e come prontamente il nostro governo sta cercando di fare, demolendo conquiste storiche come l’articolo 18 e attaccando ancora una volta il mondo del lavoro, servirebbe uno scatto d’orgoglio, sul modello di quanto sta facendo la Francia, che sta sostenendo con forza le proprie posizioni”.
In un momento in cui in Italia la disoccupazione dal 2008 è incrementata dell’84%, e in cui quella dei 15-24enni, complice una rovinosa riforma pensionistica, è schizzata al 44,2% in agosto, sottolinea Rossi, “ci sembra quantomeno inverosimile che la soluzione che propone il governo riguardi le modifiche a un patrimonio della nostra storia come lo Statuto dei lavoratori”. “Ci chiediamo -continua il sindacalista- dove sono gli investimenti dell’esecutivo sulle politiche del lavoro, che a nostro parere sono l’unico elemento chiave della svolta di cui il Paese ha bisogno. Le misure proposte dal premier, come quella di versare il tfr in busta paga, mirano a far pagare ancora una volta ai cittadini il prezzo del rilancio, intaccando una garanzia che hanno i lavoratori per il loro futuro”.
Invece, quindi, di avere ‘tanta fretta’ nel semplificare lo Statuto dei lavoratori, cancellando anni di storia e di lotta italiane, conclude, “servirebbe ben altro, a partire da misure lungimiranti a sostegno di chi lavora e di migliaia di disoccupati lasciati al loro destino, per continuare con politiche mirate a ridurre le diseguaglianze sociali, in un momento in cui c’è chi ha pensioni da fame e pensioni d’oro, e in cui i dipendenti spesso si trovano a pagare più tasse dei datori di lavoro”.