Home Nazionale Lavoro: Renzi vuole ok entro 8/10, Bersani ‘corda si può spezzare’/Adnkronos

Lavoro: Renzi vuole ok entro 8/10, Bersani ‘corda si può spezzare’/Adnkronos

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Roma, 19 set. (Adnkronos) – Sono almeno tre gli interrogativi che al momento attraversano il fronte renziano del Pd. Quanti saranno i senatori della minoranza pronti a dare battaglia sul Jobs Act. Quanto saranno intransigenti. Quanto, un possibile strappo con i sindacati e un eventuale sciopero generale, potrebbe condizionarne le scelte. L’intenzione di Matteo Renzi è che il testo sia approvato entro l’8 ottobre, data della conferenza Ue sul lavoro a Milano.
Il premier vuole arrivare davanti ai partner europei con la riforma del lavoro che ha compiuto i primi passi in Parlamento. In mezzo ci sarà il confronto nei gruppi e nel partito, con la Direzione fissata per il 29 settembre. “I tempi sono stretti -si osserva in ambienti Pd del Senato- ma abbiamo studiato il calendario nei dettagli: mercoledì parte l’esame in aula, poi c’è la Direzione e quindi qualche altro giorno di discussione per arrivare al voto entro l’8 ottobre”. Un’articolazione del confronto che, negli auspici del fronte renziano, dovrà servire a trovare l’intesa.
Sullo sfondo c’è sempre il ricorso alla fiducia. Una mossa però che viene considerata come l’extrema ratio. “Irrigidirebbe ancora di più le posizioni”. Una soluzione allo studio, si riferisce dal fronte renziano, è quella di provare a stringere un patto con la minoranza: approvare entro l’8 al Senato il testo così com’è, con la garanzia che “le modifiche si faranno a Montecitorio dove a presiedere la commissione c’è un signore che si chiama Cesare Damiano e qualche garanzia su reintegro e demansionamento, che sono i due punti caldi, la può dare…”. Uno scambio accettabile per la minoranza? Lunedì i senatori dell’area bersaniana si riuniranno in un clima di tensione crescente. “La corda si può spezzare? E’ possibile, ma spero di no”, mette in chiaro Pier Luigi Bersani.
(Adnkronos) – L’area bersaniana si riunirà lunedì pomeriggio al Senato. E’ stato dato mandato alle senatrici Cecilia Guerra e Maria Grazia Gatti di formulare eventuali emendamenti. Eventuali perchè, si spiega, “la delega è appunto una delega in bianco. Non c’è alcun dettaglio”. Quindi non è semplicissimo emendarla. “Ma è insostenibile che possa passare una cosa del genere. Una delega in bianco”, scandisce Alfredo D’Attorre.
Bersani garantisce che gli emendamenti ci saranno e saranno pure tanti: “Saranno presentati molti emendamenti, non solo sul reintegro in caso di licenziamento ingiusto, perche’ se l’interpretazione e’ quella sentita da Sacconi e altri,allora non ci siamo proprio. Andiamo ad aggiungere alle norme che danno precarieta’ ulteriore precarieta’, andiamo a frantumare i diritti, non solo l’art.18 e allora sara’ battaglia”.
Non segue Susanna Camusso nel paragonare Renzi alla Thatcher, ma Bersani avverte: “Renzi vuole avvicinarsi al modello tedesco ma cosi’ facendo ci stiamo allontanando da quel modello, in questi giorni c’e’ spazio per riflettere e per fare una riforma seria che riconosca i diritti dei lavoratori e non li cancelli o li frantumi. La riforma ci vuole ma deve essere seria e non certo una bandierina da sventolare di fronte agli elettori o all’Europa”.
(Adnkronos) – Per quanto riguarda i numeri al Senato, ai tempi del congresso, i senatori con Renzi erano 52, pochi meno per Gianni Cuperlo, circa 7 con Pippo Civati. “Stando a quei posizionamenti, siamo divisi circa a metà. Da allora -spiega un senatore renziano- le cose sono un po’ cambiate. I Giovani Turchi che contano 3 senatori si sono avvicinati alla maggioranza… Ma certo bisogna vedere fino a che punto arriva l’intransigenza della minoranza. Noi possiamo sempre arrivare a mettere a la fiducia. E poi loro che fanno? Fanno cadere il governo?”.
L’intenzione dei renziani è cercare di arrivare a una composizione. “Anche perchè non esiste che il Jobs Act passi con i voti di Forza Italia. Si possono aggiungere ai nostri, ma niente di più”. Il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, continua a ripetere che il Pd troverà un’intesa: “Ritengo che si possa trovare un punto di incontro cercando di capire che le scelte che faremo, e la loro tempestivita’, sono importanti per noi ma anche per la credibilita’ del Paese in Ue”.
E l’altra vicesegretario, Debora Serracchiani, non esclude modifiche al testo: “Nel testo attuale il contratto a tutele crescenti non contiene la previsione della reintegra, ma questo non vuol dire che non possa contenerla nelle prossime versioni”. Intanto, dopo la battaglia sulla riforma del Senato, Corradino Mineo si appresta alla ‘dissidenza’ anche sulla riforma del lavoro: “Io sono per non votare la fiducia su questa delega in bianco. Se mi vogliono cacciare mi caccino”.