Home Nazionale Iran: il caso di Reyhaneh, rischia forca perché si difese da stupro/scheda

Iran: il caso di Reyhaneh, rischia forca perché si difese da stupro/scheda

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Roma, 30 set. (AdnKronos/Aki) – La 26enne iraniana Reyhaneh Jabbari è stata condannata a morte per un omicidio commesso sette anni fa. La vittima è un personaggio ‘eccellente’, un ex impiegato del ministero dell’Intelligence, Morteza Abdolali Sarbandi, che secondo il racconto della ragazza aveva cercato di stuprarla.
Reyhaneh ha confessato immediatamente l’omicidio, commesso a suo dire per autodifesa. Ma durante la deposizione non le è stato consentito di avvalersi di un avvocato. La prima condanna a morte da parte di un tribunale penale di Teheran è arrivata nel 2009.
La sentenza è stata poi confermata dalla Corte Suprema, pochi mesi dopo. A marzo di quest’anno i familiari di Reyhaneh sono stati informati che la giovane sarebbe stata giustiziata il 15 aprile, ma l’esecuzione è stata poi sospesa fino a ieri, quando è stata data notizia che l’impiccagione era stata fissata per questa mattina.
In mattinata, tuttavia, Iran Human Rights (Ihr), un’ong che si batte contro la pena di morte nella Repubblica islamica, ha annunciato che l’impiccagione della 26enne è stata rinviata di 10 giorni. La donna è stata trasferita dal carcere di Rajaishahr alla sua vecchia prigione, quella di Varamin, a sud di Teheran.
Secondo l’ong, decine di persone si erano radunate ieri davanti all’istituto penitenziario di Rajaishahr per protestare contro la condanna. Non sono chiare le motivazioni del nuovo rinvio, ma l’ong Neda Day sostiene che la famiglia della vittima sta valutando il perdono.
L’ordinamento della Repubblica Islamica prevede infatti che la pena capitale è annullata se i familiari della vittime perdonano l’assassino. Un caso simile si è verificato lo scorso aprile, quando il 20enne Balal Abdullah è stato perdonato dalla madre della sua vittima quando era già con il cappio al collo.
La donna lo ha prima schiaffeggiato con le lacrime agli occhi e poi lo ha liberato dal cappio. La madre della giovane Reyhaneh, Sholeh Pakravan, sostiene tuttavia che dalla famiglia di Sarbandi arrivano messaggi discordanti e condizioni sempre diverse per il perdono.
L’ong Neda Day ha chiesto una mobilitazione internazionale per scongiurare l’esecuzione e ha lanciato una campagna con la quale invita tutti gli italiani a recapitare un messaggio di protesta all’ambasciata iraniana a Roma, nel tentativo di riuscire a fermare l’esecuzione di Reyhaneh.