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Intesa Cia-Fita per valorizzare tartuficoltura

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Roma, 25 nov. (Labitalia) – Valorizzare la tartuficoltura come attività agricola produttiva specializzata, sia nella forma di tartufaie di nuovo impianto sia di tartufaie naturali migliorate e controllate, su cui orientare adeguate politiche di sostegno e il riconoscimento del tartufo come prodotto agricolo. Considerato che già oggi la legge riconosce le tartufaie coltivate come aree non boschive, ma tutte le misure di aiuto le trattano come selvicolture. Questi gli obiettivi del protocollo d’intesa siglato da Cia-Confederazione italiana agricoltori e Fita-Federazione italiana tartuficoltori associati con i rispettivi presidenti nazionali, Dino Scanavino e Gianfranco Berni.
Accanto a questi propositi, c’è l’intento di favorire lo sviluppo di prodotti a base di tartufo che non contengano conservanti e additivi di sintesi. D’altra parte, la Cia sempre più individua nei prodotti di qualità la garanzia di reddito per le imprese e di benessere per la società, insieme a una gestione del territorio rispettosa del paesaggio, dell’ambiente e dell’assetto idrogeologico. In questo senso, la tartuficoltura, con i suoi prodotti d’eccellenza e il suo impatto ambientale positivo, offre un contributo fondamentale.
In particolare, tra i programmi da sostenere, con la nuova Pac 2014/2020, ci sono gli interventi per la creazione dei distretti agroalimentari del tartufo -si legge nel protocollo d’intesa- per i quali Fita è impegnata e sui quali sta maturando una convergenza di intenti con i trasformatori, anche per la realizzazione di un marchio per una linea di prodotti ottenuti da tartufi provenienti da aziende biologiche di un’area delimitata e trasformati naturalmente.