Home Attualità Il calcio porta la tregua tra Iran e Usa, due americani nel team ‘melli’

Il calcio porta la tregua tra Iran e Usa, due americani nel team ‘melli’

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(AdnKronos) – L’Iran che stasera fa il suo esordio ai mondiali contro la Nigeria punta sull’aiuto del ‘Grande Satana’ americano per superare il girone di qualificazione. Tralasciate per un momento le tensioni politiche con il loro nemico storico, Il ct del team ‘melli’ (nazionale), Carlos Queiroz, ha chiamato il difensore Steven Beitashour, nato da genitori iraniani in California e convocato all’ultimo per la rassegna iridata in Brasile. Come preparatore, invece, c’è Dan Gaspar, americano del Connecticut, che già da qualche tempo allena i portieri iraniani.
Curiosa è la storia di Beitashour, difensore della squadra canadese Whitecaps, dalla doppia cittadinanza irano-americana. La nazionale statunitense lo aveva anche covocato per un’amichevole contro il Messico due anni fa, ma il difensore non entro’ in campo. Non avendo esordito con la selezione a stelle e strisce era quindi convocabile da Queiroz per il mondiale. Il suo esordio con l’Iran risale alla partita contro la Thailandia nell’ottobre dello scorso anno.
Gaspar invece fa parte dello staff multietnico di Queiroz (il ct portoghese è affiancato da preparatori provenienti da Austrialia, Mozambico e Capo Verde) già da tre anni.
“E’ stata un’esperienza fantastica – spiega l’allenatore dei portieri in un’intervista al Time – Non ho mai percepito pregiudizi nei miei confronti perché sono americano. L’ho trovato interessante e tutti sono stati rispettosi”.
Gasper lavora accanto a Queiroz già dal mondiale in Sud Africa. La famiglia e gli amici – racconta – non l’hanno incoraggiato molto ad accettare l’incarico nella nazionale degli ayatollah, viste le vicende politiche, ma il preparatore era troppo allettato dall’idea di “lavorare in un’altra parte del mondo. Sono sempre stato uno a cui piace l’avventura dal punto di vista calcistico e culturale”.
Parlare di mondiali di calcio in Iran significa inevitabilmente parlare di quella che è considerata la madre di tutte le partite: la vittoria per 2-1 sugli Stati Uniti nel 1998 a Lione, vissuta come una storica rivincita nella Repubblica islamica e il cui significato va ben oltre il successo sportivo. Da quell’incontro di 16 anni fa, i rapporti tra Iran e Usa hanno vissuto alti e bassi. Il conflitto siriano vede i due paesi su posizioni opposte, ma l’elezione a Teheran del presidente moderato Hassan Rohani ha aperto un canale di dialogo con Washington. A settembre, a New York, c’è stata la storica telefonata con Obama, primo contatto diretto tra i presidenti dei due paesi in 34 anni di gelo diplomatico.
I nodi politici non preoccupano Gaspar, molto di più quelli tecnici. L’Iran è ritenuto la ‘cenerentola’ del girone, di cui fanno parte anche l’Argentina e la Bosnia. La maggior parte dei suoi giocatori militano nel campionato nazionale o nelle serie minori europee. “E’ una sfida difficile” afferma Gaspar, secondo cui tuttavia la mancanza di stelle nella formazione titolare non è un handicap insuperabile. “La nostra idea di calcio è basata sul concetto di squadra e non sulle individualità. Abbiamo creato un team umile, che si impegna e disciplinato”.