Home Attualità Gabrielli (Filcams): art.18 non si tocca, serve riforma del lavoro inclusiva

Gabrielli (Filcams): art.18 non si tocca, serve riforma del lavoro inclusiva

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Roma, 16 set. (Labitalia) – “La discussione intorno all’articolo 18 è una modalità per non parlare dei problemi veri che anche riguardano il mondo del lavoro. Noi crediamo che i ‘fili conduttori’ di una riforma del mercato del lavoro debbano tener presente non tanto una discussione intorno all’articolo 18, ma provare a fare una riforma che sia inclusiva”. Così, in un’intervista a Labitalia, Maria Grazia Gabrielli, neo-segretario generale della Filcams Cgil, la categoria del sindacato di Corso d’Italia dei lavoratori del commercio, del turismo e dei servizi, interviene sulla riforma del mercato del lavoro e in particolare sul dibattito sull’articolo 18.
Per Gabrielli, è necessaria una riforma dopo i cambiamenti avvenuti nel mercato del lavoro. “In questi anni -sottolinea- il mondo del lavoro è cambiato, specie rispetto alle tipologie contrattuali, visto che ne esistono una molteplicità che aumentano le condizioni di frammentarietà e precarietà per le persone”.
“E quindi crediamo che ci sia la necessità di una riforma che abbia come filo conduttore la riunificazione e l’allegerimento delle forme e delle tipologie contrattuali”, sostiene.
Secondo la Filcams Cgil, “è necessario che vengano date delle risposte a tutta una serie di lavoratori e lavoratrici che oggi non rientrano nelle tutele dell’articolo 18, o più in generale non hanno le stesse tutele”. “E quindi – prosegue – serve un filo conduttore inclusivo che riduca sicuramente il gap rispetto alle condizioni di tutela minime di tutti i lavoratori”.
Per questi motivi, secondo Gabrielli, incentrare la discussione sull’articolo 18 è strumentale. “Credo che la discussione concentrata solo sull’articolo 18 -spiega la sindacalista- rischia di sviare in realtà le esigenze. Lo Statuto dei lavoratori è nato nel 1970: ovviamente molte cose sono cambiate, ma non è che togliendo una norma si costruisce occupazione. Di certo, però, si rischia così di non discutere del problema vero e cioè di come tutelare una platea di lavoratori oggi ai margini del mercato del lavoro”.
E Gabrielli ricorda che “i nostri settori di competenza, che sono fatti di aziende molto piccole, dove già di fatto l’articolo 18 non c’è e non ha lo stesso elemento di tutela, dimostrano che in realtà il problema del lavoro in Italia non può essere relegato all’articolo 18 ed è strumentale farlo”.
Per il segretario generale del sindacato di categoria, l’articolo 18 “già oggi bisognerebbe estenderlo anche a quelle aziende che per dimensioni numeriche ne sono escluse: è una norma di principio, di civiltà non dell’ordinamento”.
“Il vero problema però -conclude- è come, rispetto alle tipologie contrattuali atipiche o rispetto ai lavoratori che vivono un rapporto di lavoro precario, noi diamo eventualmente delle risposte. Quindi, tutta questa discussione sulle tutele va spostata dall’articolo 18 a un’analisi più approfondita e articolata che pensi all’inclusività delle diverse tipologie contrattuali”.