Home Nazionale Fisco: Confesercenti, evitare nuovi aumenti Iva

Fisco: Confesercenti, evitare nuovi aumenti Iva

0

Roma, 3 ott. (AdnKronos) – “Bisogna assolutamente evitare nuovi aumenti dell’Iva: i consumi sono al palo e il solo annuncio di un ulteriore incremento dell’imposta porterebbe inevitabilmente a deprimerli ancora di più e ad accelerare le chiusure delle imprese che fanno riferimento al mercato interno”. Così Confesercenti sull’incremento delle aliquote Iva e delle imposte indirette ipotizzato dalla clausola di salvaguardia del Def.
“Il ritocco verso l’alto dell’Iva è un metodo brevettato per raddoppiare le chiusure di imprese nel commercio e nel turismo, già oltre quota 50mila nei primi 8 mesi del 2014, con i conseguenti devastanti effetti su occupazione e Pil. Una scelta assolutamente insostenibile soprattutto se l’Iva fosse la voce principale dalla quale ricavare i 12,6 miliardi ipotizzati dalla clausola. Ricordiamo che se si spostassero al 10% i beni dell’aliquota Iva al 4% si otterrebbero risorse per poco più di 5 miliardi, neanche la metà del gettito atteso” sottolinea Confesercenti in una nota.
“Non è questa la strada da seguire, bisogna smettere di usare la leva fiscale per aumentare il carico su famiglie ed imprese. Saremo intransigenti nel denunciare i danni enormi che una tale mossa provocherebbe al sistema economico ed ai redditi delle famiglie” sostiene la confederazione.
“E’ ora di voltare pagina: lo Stato deve diventare più snello e meno costoso. Le risorse per la crescita e per la riduzione della pressione fiscale vanno trovate nella spending review, che sembra invece essere passata in secondo piano. Non vogliamo credere che non esistano più sprechi da tagliare immediatamente ed inefficienze da correggere” afferma la Confesercenti.
“Siamo invece favorevoli, da sempre, all’ipotesi di eliminazione dello scontrino fiscale che, secondo anticipazioni, – conclude la Confesercenti – sarebbe finalmente allo studio da parte del Governo: lo scontrino è infatti uno strumento che è sempre più obsoleto e i cui costi di conservazione pesano sugli esercenti. Anche in questo caso, però, bisogna trovare soluzioni che evitino di scaricare ancora una volta il costo di ‘modernizzazione’ dei sistemi di pagamento, moneta elettronica inclusa, su imprese e consumatori”.