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Crisi: disuguaglianza economica, Italia indietro di 35 anni

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Milano, 14 ott (Adnkronos) – La piramide della disuguaglianza italiana è la stessa degli anni ’80. Lo denuncia il Global Wealth Report di Credit Suisse,il rapporto annuale curato dall’istituto di ricerca della banca svizzera, in cui si evidenzia che il 10% della popolazione italiana possiede più della metà della ricchezza nazionale. Sullo stesso livello anche Francia, Spagna e Regno Unito, come se il Vecchio continente fosse fermo da 35 anni.
Quella dell’Italia non è tuttavia la peggiore performance europea. L’Austria, ad esempio, assieme alla Germania e agli scandinavi Norvegia e Svezia, si trovano attualmente al livello degli Stati Uniti del 1950, quando un decimo della popolazione possedeva più del 60% della ricchezza totale. Come la Colombia, l’Arabia Saudita e il Messico di oggi. Nazioni che mantengono tuttavia la distanza dal Paese sviluppato con il più alto livello di disuguaglianza economica. Nel report di Credit Suisse sono infatti gli Stati Uniti a totalizzare il punteggio più basso, assieme a Svizzera e Hong Kong. Qui la distanza tra il 10% della popolazione e il restante è superiore al 70%, come nell’America d’inizio ‘900 o nell’India di oggi.
Numeri bassi se comparati al livello generale della distribuzione della ricchezza. Nel Report viene infatti stimato che lo 0,7% della popolazione mondiale possiede il 44% della ricchezza disponibile. La quasi totalità di questa piccola percentuale si suddivide tra Asia, Europa e Stati Uniti, dove vive la maggioranza dei multi milionari. Il secondo gradino della piramide è occupato dalla classe medio-alta, quella che può contare su uno stipendio tra i 100mila e il milione di dollari all’anno. Rappresentano il 7,9% del mondo e ne posseggono il 41,3%. In sostanza, più dei quattro quinti della ricchezza mondiale ruota attorno all’8,6% della popolazione, circa 400 milioni di persone distribuite principalmente tra Nord America, Asia e Europa. (segue)
(Adnkronos) – A loro verranno probabilmente destinati la gran parte dei 20 triliardi di dollari che il mondo ha prodotto in più nel 2013 rispetto all’anno precedente. Corrispondono a una crescita globale dell’8,3% su base annua, la più intensa dal 2007, trainata soprattutto, ricorda il rapporto, dai mercati immobiliare e finanziario. Tanto che, scrivono nel rapporto, ”ora la ricchezza globale è aumentata di un quinto rispetto ai livelli pre-crisi e del 39% dal minimo toccato nel 2008. Se si calcolasse utilizzando tassi di cambio fissi – aggiungono gli analisti dell’istituto -, la crescita globale toccherebbe i 21,9 trilioni, più delle perdite subite nella crisi finanziaria del 2007-2008 (21,5 trilioni di dollari)”.
E per il futuro si attende una crescita ancora più rapida, ”il 40% nei prossimi cinque anni – certifica il rapporto – equivalenti ad un tasso del 7% annuo”, che nel 2019 corrisponderanno a 369 triliardi di dollari, tre volte e mezzo il valore del Pil mondiale. Secondo le previsioni della ricerca finanziata da Credit Suisse, alla testa delle nazioni più benestanti ci saranno ancora gli Stati Uniti, seguiti direttamente dalla Cina. La Svizzera conferma il suo primato in termini di ricchezza pro capite, davanti all’Australia e alla Svezia.