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Chirurgia: nata con polmone unito a esofago, a Milano intervento record

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Milano, 3 set. (AdnKronos Salute) – Il respiro spezzato a poche ore dalla nascita. Comincia così la vita di Carlotta, nata a Milano dopo una gravidanza normale, un parto come tanti. Ma destinata subito a diventare un caso speciale, più unico che raro, tanto da lasciare a bocca aperta i medici che si sono presi cura di lei e le hanno salvato la vita con un intervento record, anche questo unico al mondo e ‘inventato’ proprio per lei. Questione di ‘collegamenti’ sbagliati: il suo polmone era unito direttamente all’esofago. Malformazione così rara che gli esperti mondiali – con cui il team del Policlinico di Milano si è confrontato – non hanno ancora una strategia condivisa per poterla curare in modo efficace.
Tutto comincia a gennaio, quando Carlotta, che oggi ha 8 mesi, viene alla luce. Poche ore dopo, i problemi respiratori. La neonata viene trasferita con urgenza alla Terapia intensiva neonatale del Policlinico. Arrivare alla diagnosi non è semplice, ma dopo ulteriori approfondimenti il verdetto è: ‘Polmone esofageo’. La bimba non ha il bronco di destra, al suo posto un collegamento anomalo che unisce il polmone direttamente all’esofago. Inoltre, il polmone di destra, molto più piccolo del normale, non funziona. La piccola non può alimentarsi perché il latte rischia di finire nel polmone malato, il pericolo di infezioni è altissimo.
Fabio Mosca, direttore della Neonatologia e della Terapia intensiva neonatale, ed Ernesto Leva, responsabile della Chirurgia neonatale e direttore della Chirurgia pediatrica, prendono in mano la situazione: contattano i massimi esperti di chirurgia pediatrica, ma la strada si profila in salita: “Ci hanno confermato – precisa Leva – l’eccezionalità del caso e l’assenza di una strategia terapeutica condivisa e univoca”.
I camici bianchi del Policlinico decidono allora di crearsela da sé, la strategia terapeutica. Il primo passo è interrompere la comunicazione tra esofago e polmone, il secondo dovrebbe essere l’asportazione del polmone malato, ma l’intervento è rischioso perché Carlotta è troppo piccola: quando subisce il primo intervento ha soltanto un mese di vita. I chirurghi, per guadagnare tempo, iniziano con usare delle ‘clip’ chirurgiche metalliche per richiudere il collegamento tra l’esofago e il polmone malato, grazie a sottilissimi strumenti introdotti attraverso il suo torace. La piccola viene dimessa e sottoposta a controlli molto ravvicinati, in attesa che cresca abbastanza per l’intervento definitivo.
Ma a 5 mesi il polmone malato si infetta e l’appuntamento con il bisturi non si può più rimandare. I chirurghi decidono per l’asportazione del polmone: l’intervento, eseguito nei giorni scorsi, è andato bene, e nonostante un decorso post-operatorio lungo la piccola può ora tornare a casa con i genitori. “E’ in buone condizioni – spiega Mosca – mangia come un lupetto e ha bisogno al momento solo di un modesto apporto di ossigeno. E’ una bimba bellissima e allegra, ci mancherà molto come ci mancheranno i suoi genitori, che sono stati esemplari nel seguirla e nel rapportarsi con fiducia a tutto lo staff”. Nel team neonatologi, chirurghi pediatrici e neonatali, anestesisti e cardiologi, personale infermieristico.
“Tutti hanno lavorato in squadra – prosegue Mosca – anche con esperti che normalmente lavorano con l’adulto, come i chirurghi toracici con esperienza di trapianto polmonare coordinati da Luigi Santambrogio, i radiologi e gli ematologi, raggiungendo un risultato eccezionale”. Data la rarità della malformazione, “un approccio multidisciplinare – conclude Leva – è probabilmente la chiave di questo risultato straordinario”.