Home Nazionale Caso marò, il governo indiano non si opporrà al rientro in Italia di Latorre

Caso marò, il governo indiano non si opporrà al rientro in Italia di Latorre

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(AdnKronos) – Il governo indiano non si opporrà al rientro in Italia, per motivi di salute, del marò Massimiliano Latorre. Dopo avere esaminato l’istanza presentata dai legali del fuciliere di Marina, in cui si chiede il rimpatrio del marò in seguito all’attacco ischemico accusato la settimana scorsa, la Corte suprema indiana aveva chiesto al governo di New Delhi di fornire una risposta in vista della prossima udienza il 12 settembre.
Dopo il malore che ha colpito Latorre il 31 agosto scorso, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, era subito volata in India accompagnata da medici e legali italiani per constatare di persona le condizioni di Latorre.
A causa delle sue condizioni di salute, il marò, 47 anni, è stato esonerato dall’obbligo di firma presso il commissariato di polizia nella capitale indiana. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ai domiciliari presso la sede dell’ambasciata italiana a Nuova Delhi, sono accusati di avere ucciso due pescatori indiani mentre partecipavano a una missione antipirateria a bordo della petroliera ‘Enrica Lexie’, al largo delle acque dello Stato del Kerala, nel febbraio 2012.
Intanto, nuove accuse vengono mosse contro Salvatore Girone e Massimiliano Latorre: secondo il quotidiano Hindustan Times, avrebbero cercato dopo l’incidente di confondere le acque esercitando pressioni sul capitano della Enrica Lexie perché mettesse a punto un rapporto destinato alle organizzazioni di sicurezza marittima in cui si sosteneva che i pescatori erano armati e che per questo venne aperto il fuoco. A riferirlo sono fonti citate dal quotidiano indiano.
“Il capitano della Enrica Lexie produsse un rapporto via email dopo l’incidente del 15 febbraio 2012 in cui si sosteneva che sei dei pescatori a bordo della St. Antony erano armati. Ma gli investigatori appurarono che tutti gli 11 pescatori a bordo della’imbarcazione indiana erano disarmati”, ha affermato una fonte del ministero dell’Interno.
Stando al quotidiano, la email venne inviata ad un’organizzazione per la sicurezza marittima perché la inoltrasse all’Organizzazione marittima internazionale. ” Ma quando la Nia durante la sua inchiesta ascoltò il capitano della Enrica Lexie lui negò di essere stato testimone dell’incidente e affermò di aver messo a punto la mail dietro pressioni dei due fucilieri indagati”.