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Arriva Mazor, primo robot neurochirurgico spinale in uso in Italia

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– Si chiama Mazor ed è il primo robot per la chirurgia spinale, sia aperta sia mininvasiva percutanea, in uso in Italia, in dotazione sperimentale alla Neurochirurgia dell’ospedale Cto della Città della Salute e della Scienza di Torino.
Diversi i campi di applicazione del robot, dalla stabilizzazione della colonna vertebrale – spiega una nota – agli interventi chirurgici spinali con approccio posteriore, dalla cura delle deformità spinali come la scoliosi, al trattamento della patologia tumorale – come, ad esempio, la possibilità di prelevare materiale patologico con estrema precisione – fino ad arrivare alla cifoplastica e alla vertebroplastica. Il sistema, molto maneggevole, ha un’accuratezza pari al 99% nel raggiungere il bersaglio e non è condizionato dall’utilizzo di raggi infrarossi, esposti facilmente a interferenze. Inoltre, Mazor consente di riprodurre fedelmente in sala operatoria una procedura chirurgica già precedentemente pianificata fuori della sala, sulla base delle immagini radiologiche. Rispetto alla tecnica chirurgica tradizionale, l’utilizzo del sistema robotico permette di ridurre di circa il 60% l’esposizione a radiazione intraoperatoria, del 50% le complicanze postoperatorie, del 30% il periodo di degenza in ospedale e del 50% il numero di nuovi interventi, oltre a una rilevante diminuzione della terapia antalgica postoperatoria. Non solo. Il tempo dell’intervento si riduce di circa il 60%. Come, ad esempio, nelle stabilizzazioni vertebrali: il posizionamento corretto di una vite transpeduncolare richiede in media circa tre minuti.
Ma quali sono i vantaggi dell’utilizzo della robotica? L’estrema precisione nel riprodurre una procedura chirurgica preventivamente pianificata – spiega ancora la nota – con riduzione dell’invasività, dell’esposizione del paziente e del personale a radiazioni e dei tempi chirurgici. Quello che è richiesto al chirurgo è, sostanzialmente, un corretto giudizio clinico ed una attenta pianificazione della procedura, mentre le variabili legate all’esecuzione sono ridotte al minimo. Questo consente, quindi, di affrontare con affidabilità anche quei casi anatomicamente più complessi.
Il sistema robotizzato ha tre componenti: una stazione di lavoro equipaggiata di un computer che controlla i movimenti del dispositivo di posizionamento degli strumenti e che, attraverso un touch screen, consente di controllare le immagini radiologiche; un software dedicato che permette di fondere le immagini radiologiche acquisite prima dell’intervento con quelle ottenute in sala operatoria; una unità di posizionamento che può essere fissata sia sul paziente sia al tavolo operatorio, e che dispone di una cannula di lavoro attraverso la quale vengono fatti scorrere gli strumenti chirurgici ed i mezzi di fissazione da impiantare.
La procedura chirurgica, come ad esempio quella d’impianto di mezzi di fissazione spinale assistita dal robot, si compone di quattro passaggi. Il primo riguarda la pianificazione dell’intervento sulle immagini radiografiche acquisite in fase preoperatoria. In questa fase sono definite le traiettorie ottimali per la corretta posizione dei mezzi di impianto, come ad esempio delle viti vertebrali nonché le dimensioni delle viti stesse. Il secondo passaggio è quindi il montaggio intraoperatorio di una piattaforma solidale con la colonna vertebrale del paziente.
Il terzo è l’acquisizione intraoperatoria di due immagini radiologiche del segmento di colonna vertebrale su cui si opera. Le immagini così acquisite saranno elaborate dal software della stazione di lavoro fuse con le immagini radiografiche, ad esempio TC, acquisite prima dell’intervento e sulle quali è stata pianificata la procedura chirurgica. Il processo di fusione è automatico con valutazione dell’affidabilità della fusione delle immagini.
Il quarto e ultimo passaggio consiste nel montare sulla piattaforma, solidale con la colonna vertebrale del paziente, il dispositivo per la posizione degli strumenti chirurgici. Il computer della stazione di lavoro manderà quindi nella corretta posizione la cannula di lavoro del dispositivo in accordo con le traiettorie preventivamente pianificate. Eseguito questo passaggio, si collocheranno nelle vertebre le viti del sistema di fissazione vertebrale.