(AdnKronos) – Sono già 50 i firmatari e promotori dell’appello contro il commissariamento dell’Agenzia Conservatoria delle coste della Sardegna, tra cui gli scrittori Dacia Maraini, Marcello Fois e Massimo Carlotto, il musicista Paolo Fresu, il presidente della Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati Ermete Realacci, il fondatore e presidente Onorario Wwf Italia Fulco Pratesi, il presidente di Greenpeace Italia Giuseppe Onufrio e 12 Comuni sardi da La Maddalena a Porto Torres, da Sant’Antioco a Stintino.
L’appello, attivo da oggi anche sulla piattaforma Change.org, è rivolto a Francesco Pigliaru, presidente della Regione Sardegna, affinché sia revocata la decisione di commissariare l’Agenzia Conservatoria delle coste della Sardegna presa il 12 giugno dalla Giunta Regionale Sarda. “Che fine farà il patrimonio costiero affidato alla gestione dell’Agenzia?”, si chiedono i firmatari dell’appello. Oltre 6.000 ettari, fra i litorali di Alghero, Muravera, Buggerru, Castiadas, ritorneranno, infatti, nella disponibilità delle strutture regionali ‘’ordinarie’’.
Un passo indietro di 10 anni secondo i promotori dell’appello, quando le coste della Sardegna venivano gestite in maniera settoriale. Con la soppressione dell’Agenzia, il timore è che migliaia di ettari di coste, ad alto valore paesaggistico e ambientale, possano essere messi in vendita ai migliori offerenti, pronti a speculare sulle coste sarde, magari con il pretesto di attrarre investimenti esteri.
Il commissariamento, secondo i firmatari, è ingiustificato in quanto la Conservatoria è un Ente non in perdita, capace di risparmiare e investire al meglio il denaro pubblico, come mostrano i rapporti ufficiali sul suo funzionamento. “L’efficienza economica e gestionale dell’Agenzia, esempio unico in Italia, e la sua capacità di attrarre finanziamenti per la Sardegna dimostrano la validità di investire nelle politiche ambientali per creare uno sviluppo realmente sostenibile”, fanno sapere.
La Conservatoria – aggiungono i firmatari – ha valorizzato, ad esempio, il patrimonio delle torri costiere, dei fari e delle stazioni semaforiche, iniziando il difficile restauro di molti manufatti e riportando questi beni culturali a un uso pubblico, in assenza di risorse statali per la loro tutela. per i promotori dell’appello l’Ente, amministrando direttamente il patrimonio regionale, ha dimostrato che esiste un “modello alternativo ed efficace di gestione” di questi beni al quale si ispirano tutte le altre regioni italiane costiere.