
“L’alternativa è ormai drammaticamente semplice: assistere impotenti alla progressiva emorragia di aziende e posti di lavoro oppure delineare una strategia di sviluppo del Casentino che faccia leva sulle sue potenzialità, sulle capacità di collaborazione tra sistema istituzionale ed economico, sulla volontà d’innovazione dei giovani”.
Il Presidente di CNA Casentino, Maurizio Vecchio, sottolinea come la vallata abbia raggiunto il livello di guardia. “Alla “fotografia” della crisi bisogna aggiungere la consapevolezza che nulla sarà più come prima. La strategia non può essere quella del semplice contenimento del danno e del continuare a rimanere sulla difensiva provando a conservare quello che difficilmente potrà essere mantenuto. Sono andati persi in questa vallata centinaia di posto di lavoro, la cassa integrazione per molte aziende è agli sgoccioli, la crisi ha prodotto le sue trasformazioni in termini di fatturato delle imprese, di redditi delle famiglie, di capacità di spesa dei singoli; è destinato a crescere l'esercito di persone in età di lavoro non occupate e per la vallata ciò si tradurrà in un ulteriore abbattimento dei livelli di ricchezza e benessere”.
Una nuova strategia, secondo CNA, deve basarsi sull’integrazione territoriale a beneficio del tessuto economico dell'intero Casentino.
“Oggi più che mai i territori devono fare affidamento sulle proprie forze, visto che c’è sempre meno il paracadute dello stato; nella nostra zona fare sistema significa privilegiare una dimensione territoriale di vallata, nell’interesse dei cittadini e delle imprese, evitando ogni duplicazione di compiti e strutture e riducendo la frammentazione degli interventi e delle decisioni”.
Un ragionamento che vale anche a livello settoriale. “Non ha senso valorizzarne uno a danno dell'altro, pensare che un comparto possa rappresentare la magica soluzione dei problemi. Integrazione è la parola chiave. Iniziando ovviamente dal manifatturiero, in Casentino come nel resto d’Italia: non possiamo pensare ad un’economia basata su servizi che, poi, non possono essere venduti a nessuno. Il turismo è un altro settore fondamentale perché possiamo far leva su un’opportunità eccezionale e reale e cioè il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi. Un’area che, però, deve essere vissuta come strumento di sviluppo e di crescita dell’intera area. Per troppo tempo ha prevalso una strategia quasi “museale” del parco: noi abbiamo un’interpretazione più dinamica, imprenditoriale e moderna. Può essere al centro di un mosaico con molti altri tasselli: ricezione turistica, valorizzazione delle eccellenze del territorio, strumento per nuove forme di imprenditoria giovanile. E “base” sulla quale costruire nuovi progetti per il commercio e la cultura”.
Una strategia integrata ha bisogno di servizi: “devono essere quindi risolti i problemi dell’energia nell’alto Casentino, assegnato un nuovo ruolo alla storica ferrovia che attraversa la vallata, migliorata la mobilità su strada”.
“Tutto questo – conclude Vecchio – presuppone una forte ed autorevole cabina di regia. La Consulta delle categorie economiche è un’ottima base di partenza ma è evidente che le scelte di fondo devono essere messe a punto da tutti i soggetti interessati. In primo luogo le istituzioni e non ci riferiamo solo ai Comuni o alla Provincia, ente tra l’altro destinato a scomparire. Pensiamo anche alla Regione Toscana alla quale chiediamo di considerare il Casentino zona d'interesse non solo per il Castello di Poppi o La Verna. Insieme alle istituzioni devono operare le associazioni degli imprenditori e i sindacati dei lavoratori dipendenti. Tutti insieme per costruire il futuro di un Casentino non solo in ripresa ma anche diverso da quello che abbiamo storicamente conosciuto”.