Home Nazionale Olio: Cina scopre l’oro giallo italiano, esportazioni quadruplicate nel 2013

Olio: Cina scopre l’oro giallo italiano, esportazioni quadruplicate nel 2013

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Roma, 13 mag. (Labitalia) – Dal Mediterraneo all'estremo Oriente, l'olio di oliva ha impiegato diversi secoli a varcare le frontiere, ma, adesso che è arrivato in Cina, la sua avanzata sembra inarrestabile. Da qualche anno a questa parte, infatti, l'enorme mercato cinese (la previsione è che nel 2015 il consumo di oli commestibili, quindi 'vari, soia, palma etc, raggiungerà i 30.000.000 di tonnellate e la media per persona sarà anche di 20 kg) ha scoperto il pregiato 'oro giallo' italiano, con il risultato che a fine 2013, se le tendenze in atto nel primo semestre dell'anno saranno confermate, le esportazioni di questo nostro prodotto di eccellenza saranno quadruplicate. "Secondo una nostra analisi -conferma a Labitalia Stefano Masini, responsabile Consumi Coldiretti- le esportazioni di olio di oliva in Cina nel 2013 sono più che quadruplicate (+340%) in quantità rispetto allo scorso anno sulla base dei dati relativi al commercio estero nel mese di gennaio 2013. Nel corso dell'intero 2012 erano stati esportati quasi 10 milioni di chili di olio: è presumbile quindi che a fine 2013 si arrivi a un export di 40 milioni di chili di olio". La fortuna dell'olio d'oliva in Cina si deve essenzialmente, dice Masini, "alla progressiva conoscenza di una più vasta gamma di prodotti italiani di qualità, che per la popolazione cinese sono sinonimi di sana nutrizione e anche di un certo innalzamento 'culturale' rispetto al cibo". Mai come in questo momento, infatti, sottolinea Masini, "in Cina si dibatte tanto del rapporto tra sviluppo e sostenibilità ambientale, e dunque già una minoranza della popolazione guarda con attenzione a tradizioni che, se pur lontane, sono garanzia di rispetto della salute e dell'ambiente". Due gli appuntamenti attesi nel grande Paese orientale: la nona Fiera internazionale dell'olio di oliva e dell'olio commestibile, in programma presso il National Agricultural Exhibition Center di Pechino dal 23 al 25 settembre, e l'International Shanghai Tasting Meeting dell'olio di oliva, il 26 settembre al Four Seasons Hotel di Shangai. "C'è un grande interesse per l'olio di oliva italiano -conferma Masini- e non solo in Cina, ma in tutta l'area orientale. Purtroppo, uno dei fattori che impedisce lo sviluppo e l'espansione dei nostri prodotti su questi enormi mercati è la scarsa efficienza (o addirittura la mancanza) di strutture volte alla promozione e all'internazionalizzazione. Per questo, invitiamo il nuovo governo a pensare politiche in grado di promuovere il nostro agroalimentare sui mercati 'disponibili'". Un paio d'anni fa, l'olio italiano fu messo sotto accusa da un'indagine giornalistica: alcune bottiglie che dovevano essere 'made in Italy' sarebbero state riempite in realtà con oli provenienti da Tunisia, Grecia, Spagna e Marocco. "Come in tutti i casi evidenti di frode, si è trattata di una dimensione patologica che rientra nell'interesse che le imprese criminali realizzano con le sofisticazioni. Ricordo che più in generale il fenomeno dell'italian sounding ci costa circa 164 milioni al giorno", avverte l'esponente di Coldiretti. Sul fronte olivicolo, poi, dice Masini, "i nostri competitor sono soprattutto gli spagnoli, seguiti da greci e poi da tunisini". Ma la partita vera, anche in Cina, assicura, "si giocherà tra Italia e Spagna". "Si tratta di due coltivazioni -spiega Masini- molto diverse dell'ulivo: in Spagna ci sono colture altamente intensive, di massimo tre-quattro varietà che danno un prodotto diverso da quello italiano, per gusto e caratteristiche organolettiche. La raccolta e la lavorazione sono 'industriali'. Da noi si coltivano oltre 300 varietà di olivi, su piccoli appezzamenti e su proprietà molto frazionate e in località molto varie da un punto di vista climatico. Tutta un'altra cosa", conclude.

Articlolo scritto da: Adnkronos