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Codice rosa, l’esperienza di Arezzo a Rai Storie, sulla rete Due

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Codice rosa, l’esperienza di Arezzo a Rai Storie, sulla rete Due

AREZZO – L’esperienza del “Codice Rosa” nei pronto soccorso, in Italia, è nata presso la Asl di Grosseto. Poi in Toscana altre quattro aziende hanno avviato dal gennaio 2012 esperienze analoghe.
Il progetto del Codice Rosa è destinato ad essere applicato in tutta Italia.
L’esperienza di Arezzo è stata scelta dalla Rai per raccontare come funziona, quali sono le sue potenzialità, quali le esperienze raccolte in un anno di attività.
Due gli appuntamenti di questo speciale di 6 minuti girato all’ospedale San Donato: entrambi domani, sabato 23 febbraio, a mezzanotte sulla seconda rete Rai, nel programma “RAI STORIE”, e a livello regionale, su Rai Tre, alle ore 12,15.

Il Codice rosa, è uno specifico percorso dedicato alle donne, ma anche ai bambini, agli anziani e, più in generale, ai soggetti deboli, vittime di violenza. Nel 2012 in provincia di Arezzo sono stati presi in carico 241 casi. Di questi sono stati classificati per gli adulti 203 casi di maltrattamenti, 10 di abusi e 6 di stalking. Per quanto riguarda i bambini e i minori in genere, 14 casi di maltrattamento e 8 di abusi.
Numeri che non sono solo frutto di una contabilità statistica e che vanno letti ed analizzati con la massima attenzione. Molto spesso, infatti, i singoli episodi sono l’atto finale di violenze che, specie in ambito familiare ed amicale, si perpetuano da lungo tempo, con minacce e percosse, fino al ricorso spesso non più rinviabile, al più vicino pronto soccorso.

Il progetto, poggia su due punti di forza: la costituzione e la messa in rete di una task force interistituzionale composta da professionisti sanitari, forze dell’ordine e polizia giudiziaria; dall’altra, l’attivazione del servizio presso il pronto soccorso, struttura che spesso è in grado di “agganciare" la vittima delle violenze, anche se solitamente, vengono dichiarati eventi accidentali per mascherare le vere cause.

Per ognuno di questi casi – ad eccezione dei codici gialli e rossi che sono trattati nelle aree dedicate – le cure vengono prestate direttamente nell’ambulatorio del codice rosa, al riparo da sguardi indiscreti e nella massima riservatezza. L’approccio dei componenti del gruppo che interviene per i codici rosa, punta in primo luogo a mettere a proprio agio il paziente, senza tralasciare gli aspetti relativi alla sicurezza, attraverso la tutela assicurata dagli agenti della polizia. Le procedure operative sono guidate da precisi protocolli: per la gestione delle cartelle cliniche, la raccolta di anamnesi, esami obiettivi, consulenze, eventuali raccolte di prove biologiche, fino alla eventuale documentazione fotografica che viene effettuata sulla base della gravità delle lesioni riportate dalla vittima e che viene poi consegnata alle forze dell'ordine a corredo della denuncia. In caso di necessità specialistiche, i consulenti (ginecologo, pediatra, chirurgo, psichiatra) intervengono direttamente presso l'ambulatorio del codice rosa, in modo da non creare ulteriori disagi al paziente con inutili spostamenti. Dopo le cure, la contestuale attivazione delle forze dell’ordine e della Procura, viene attivato il supporto territoriale, articolato in funzione delle specifiche necessità, in assistenza sociale, consultorio, associazioni di volontariato e supporto (pronto donna)”.