Roma, 18 lug. (Labitalia) – "La crisi sta mettendo in ginocchio i lavoratori immigrati: perdono il lavoro, hanno meno reddito, aumenta il differenziale salariale con la media degli italiani e nel contempo regrediscono tutti i valori che indicano il livello d'integrazione". E' quanto afferma il responsabile Immigrazione della Cgil Nazionale, Pietro Soldini, in merito IX Rapporto Cnel sugli "Indici di integrazione degli immigrati in Italia" presentato oggi, nel sottolineare come "il tema va affrontato in tutt'uno con le grandi emergenze del paese per il lavoro e le politiche di coesione sociale". Nel merito del rapporto, il dirigente sindacale osserva: ?Il territorio migliore in graduatoria con il più alto potenziale d'integrazione è il Piemonte che si ferma al 62,8%, quasi 10 punti sotto al primo in graduatoria del rapporto, ovvero il Friuli Venezia Giulia che si attestava al 70,6. (Quest'anno il Friuli è sceso al quarto posto con il 61,9%). Altrettanto vale per le provincie dove Macerata è in testa con il 66,4% mentre nel precedente Trieste era in testa con il 71,9. (Quest'anno Trieste è scesa al trentesimo posto con il 60,6%)?. Soldini ricorda poi i dati sul mercato del lavoro presentati nei giorni scorsi sottolineando come "i due rapporti sono strettamenti collegati fra loro perché gli indici d'integrazione monitorano più che altro le azioni positive e le buone pratiche degli Enti Locali che continuano ad essere essenziali, ma sempre più insufficienti in assenza di un piano nazionale per l'Integrazione del governo che non c'è ne in termini di risorse, ne di linee programmatiche; e sopratutto monitorano le azioni ed i comportamenti autonomi degli immigrati che risultano essere i soggetti più attivi e dinamici verso l'Integrazione, paragonati al quasi immobilismo dello Stato. Ma anche loro se hanno meno lavoro e meno reddito, non possono che investire di meno anche per la loro integrazione".