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Sagre e Tarsu: Confesercenti scrive ai Comuni

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Sagre e Tarsu: Confesercenti scrive ai Comuni

Inarrestabile la lotta alle sagre. Confesercenti non lascia la presa sulla questione. Adesso il dito puntato è verso le amministrazioni che sottovalutano il fenomeno sagra selvaggia e riservano un trattamento di favore dal punto di vista della Tarsu. Checcaglini direttore di Confesercenti nei giorni scorsi ha di nuovo scritto a tutti i sindaci del territorio provinciale per sottoporre alla loro attenzione il delicato tema della Tarsu.
“Le sagre – dichiara Mario Checcaglini direttore di Confesercenti – producono considerevoli quantità di rifiuti, ma non risulta sia previsto alcun costo relativo allo smaltimento a carico degli organizzatori. Un trattamento di favore che tra l’altro è consentito in un periodo in cui i ristoranti, ma anche i singoli cittadini, si trovano a dover far fronte a continui aumenti dei costi dei servizi, compresa quindi la Tarsu”.
Perché una sagra che in media può erogare ogni sera 700 – 800 pasti per un periodo che varia da 3 a 9 giorni, che produce importanti quantità di rifiuti (carta, plastica, vetro, organico ecc.) non deve sostenere costi per lo smaltimento? perché questo costo lo deve sopportare la collettività? È anche per dare risposte a queste questioni che Confesercenti intende proseguire la battaglia a tutela dei pubblici esercizi e dei ristoranti che per tutto l’anno tengono aperte le loro attività.
Naturalmente sotto accusa non ci sono le sagre che valorizzano territorio e tradizioni che vanno comunque salvaguardate. L’associazione di categoria però si appella ai dettami contenuti nel Testo Unico del Commercio (L.R. n. 28/2005), art. 45, comma 6, che dispone che entro la fine di ogni anno i Comuni devono provvedere ad effettuare la concertazione con le parti sociali interessate al fine di redigere il calendario – programma annuale delle manifestazioni ricorrenti (sagre – feste paesane).
“In merito a questo aspetto – aggiunge il direttore di Confesercenti – non risulta, per molte amministrazioni del territorio provinciale che abbiano provveduto a convocare le parti, per la dovuta concertazione e questo nonostante i nostri ripetuti appelli”.
“La concertazione – conclude Checcaglini – oltre ad un obbligo, potrebbe consentire la ricerca di un’intesa tra chi organizza le sagre e le associazioni di categoria, nel tentativo di conciliare chi la ristorazione la fa per professione, chi per altre ragioni”.
Purtroppo ci troviamo invece di fronte ad un’altra stagione in cui il numero di manifestazioni con somministrazione temporanea cresce, accompagnata dal crescente malumore delle tante imprese della ristorazione, colpite per giunta dalla crisi dei consumi.