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Al Teatro del Fiume: ‘Annunziata detta Nancy’ torna a casa..

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Al Teatro del Fiume: ‘Annunziata detta Nancy’ torna a casa..

Dopo la breve tappa nel comune di Castel San Niccolò con “Canzoni dal Mondo” e “Il Gatto con gli Stivali”, prosegue questo fine settimana il viaggio lungo il corso dell’Arno della rassegna “Il Teatro del Fiume”; dalle ore 21:30 di Venerdì 10 e Sabato 11 Agosto, arriverà infatti a Stia, presso i locali dell’ex Lanificio, ora Museo dell’Arte della Lana, la nuovissima produzione di teatro serale della compagnia NATA: “Annunziata detta Nancy”, di e con Riccardo Goretti.
L’occasione è piuttosto particolare, considerato che l’autore/attore è originario proprio di questo paese, e che la storia della sua famiglia –oggetto dello spettacolo- parte proprio dallo storico lanificio stiano, dove lavorava la nonna Annunziata, appunto.
Il monologo in questione, coprodotto, oltre che dalla NATA, dal Kilowatt Festival (Premio Ubu 2011 al progetto), e distribuito dai giovani e arrabbiati Fonderia CultArt, si snoda come un racconto epico e familiare nello stesso tempo, ricordando per certi versi i lavori di Ascanio Celestini o Saverio LaRuina, e, per questa volta in particolare, parlerà di Stia agli stiani, che si ritroveranno facilmente nelle parole del performer e di coloro che sono stati intervistati allo scopo.
Queste le parole di Riccardo Goretti sul suo progetto: Questo spettacolo, inutile nasconderlo, nasce dalla mia esperienza di indagatore umano fatta con la compagnia de Gli Omini. Per anni ho girato l’Italia in lungo e in largo intervistando perfetti sconosciuti, cercando di capirne a fondo caratteristiche, sfaccettature, dubbi, sogni e paure. La buonuscita da questa avventura è stata la voglia di rivolgere la lente d’ingrandimento su di me. L’ho fatto. E’ risultato che non sono interessante. Allora ho parlato con la mia famiglia, una cosa che avrei dovuto fare da tempo.
Ne è uscito un percorso lineare di corpi, parole e musica che va dal 1923, anno di nascita di mia nonna, l’unica nonna ancora viva che ho, al 1979, anno di nascita del poco interessante autore. Con snodi nel 1951, anno di nascita di Angiolo, mio padre (o, per meglio dire, “i mi’ babbo”), e nel 1969, anno di incontro dei miei genitori. Per conservare la linearità cronologica del secolo breve, che poi tanto breve non fu, ho voluto seguire questo schema. Il resto è storia facile: per giorni ho intervistato la mia famiglia, riascoltato, sbobinato, sistemato… cambiato il meno possibile delle “frasi originali”. Quasi nulla.
Il testo è una traslitterazione più o meno fedele all’effetto sonoro del dialetto stiano (Stia, AR) per mia nonna e mio padre (anche se quest’ultimo si è sforzato di essere il più “ripulito” possibile… sarà forsanche che è maestro elementare e vuol dare il buon esempio…), e di quello bibbienese (Bibbiena, AR) per mia madre. Per fortuna, non sono veri e propri dialetti: hanno una calata specifica, quella sì, e molte storpiature dell’italiano corretto. L’idea di offrirmi come pagina bianca di un diario di vita scritto da loro mi è venuta naturalmente. E di questo sono già contento così.
Nei due giorni dello spettacolo, al pomeriggio (16:00/18:30), Goretti terrà un laboratorio nei locali del lanificio dal tema “Una vita straordinaria – raccontare la propria memoria familiare”, un’occasione per conoscere da vicino il lavoro dell’artista e applicare il metodo sopra descritto su… sé stessi.

INIZIO SPETTACOLO: ore 21, 30
INGRESSO: 10 euro