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Mubarak resta, tensione al Cairo

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Il Cairo, 11 feb. (Adnkronos/Ign) – Circa settemila manifestanti sono arrivati questa mattina davanti al palazzo presidenziale, noto come Qasr al-Uruba, del Cairo, per manifestare e chiedere le dimissioni del presidente Hosni Mubarak che, nel discorso in cui nelle attese di tutti la scorsa notte avrebbe dovuto annunciare l'addio, ha invece confermato di voler comunque rimanere alla guida del Paese, pur delegando ad Omar Suleiman più poteri, fino alle elezioni. Si tratta, secondo la tv araba 'al-Jazeera', di manifestanti che si sono staccati dal sit-in di piazza Tahrir. Altre diecimila persone, invece, assediano da ieri sera la sede della tv di Stato del Cairo. A breve è attesa la diffusione da parte della tv di Stato egiziana di un nuovo comunciato dell'esercito. Lo ha annunciato la tv satellitare 'al-Arabiya'.Si tratta del secondo comunicato dell'alto consiglio delle forze armate egiziane, riunito da ieri sera in via permanente per trovare una soluzione alla crisi in corso. Un primo comunicato era stato diffuso prima che Hosni Mubarak pronunciasse il suo discorso alla nazione. L'ex capo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) Mohamed El Baradei ha reagito così sulla sua pagina di Twitter all'annuncio del presidente Mubarak di rimanere al potere: ''L'Egitto esploderà. L'esercito deve salvare il Paese''. In una successiva intervista alla Cnn, quindi, il Premio Nobel per la pace ha detto che ''il popolo è molto arrabbiato'' e ora spetta ai militari ''salvare il Paese dalla deriva''. Barack Obama, schierandosi con il popolo egiziano, ha espresso la sua delusione e la sua evidente irritazione, nei confronti di Mubarak : "Al popolo egiziano era stato detto che ci sarebbe stato un passaggio dell'autorità, ma non è ancora chiaro se questa transizione sia immediata, significativa o sufficiente". "Troppi egiziani non sono ancora convinti che il governo sia sincero nell'impegno per una vera transizione verso la democrazia – continua la dichiarazione del presidente americano diffusa nella notte dalla Casa Bianca in cui non è mai citato direttamente il nome del presidente egiziano – ed è responsabilità del governo di parlare chiaramente al popolo egiziano ed al mondo. Il governo egiziano deve presentare un percorso credibile, concreto ed inequivoco verso una vera democrazia. E non ha ancora colto questa opportunità". Obama ha anche risposto al presidente egiziano che nel suo discorso ha detto di non accettare intromissioni straniere nelle questioni interne egiziane, con un evidente riferimento a Washington. "Come abbiamo detto dall'inizio della rivolta il futuro dell'Egitto deve essere determinato dal popolo egiziano – ha detto – ma gli Stati Uniti sono stati chiari nell'appoggio ad una serie di principi chiari". E dopo aver ribadito la necessità di difendere i diritti universali degli egiziani ed avviare la transizione democratica per arrivare alla revisione della Costituzione e quindi ad "elezioni libere e corrette", Obama ha concluso affermando che "infine, noi crediamo che la legge d'emergenza debba essere abrogata", una chiara pubblica richiesta da parte di Washington di abolire la legge che da 30 anni permette al regime di mantenere il controllo del paese. Per questo Obama rinnova ancora una volta al governo egiziano di avviare i cambiamenti e spiegare "in un linguaggio chiaro e non ambiguo" le fasi del processo avviato. E perché questo avvenga senza violenza "le parti devono esercitare l'autocontrollo", ha detto Obama sottolineando come sia "imperativo che il governo non risponda alle richieste del proprio popolo e brutalità". "La voce del popolo deve essere ascoltata – conclude Obama – e il popolo ha detto chiaramente che non vuole tornare indietro, l'Egitto è cambiato e il suo futuro è nella mani del popolo. Abbiamo visto giovani e vecchi, ricchi e poveri, musulmani e cristiani unirsi, e conquistare il rispetto del mondo con le loro richieste non violente di cambiamento. E in questa lotta – chiude con una nota di speranza Obama – una nuova generazione è nata".

Articlolo scritto da: Adnkronos