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Libia, nasce gruppo di contatto ristretto

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Londra, 29 mar. (Adnkronos/Ign) – "Lo sforzo per proteggere i civili deve continuare, vogliamo che i libici decidano del proprio futuro". Lo ha detto il ministro degli Esteri britannico, William Hague, nella conferenza stampa conclusiva della conferenza a Londra. "Abbiamo deciso di istituire un gruppo di contatto per guidare i futuri sforzi politici", ha spiegato Hague. Il primo ministro britannico, aprendo la conferenza, aveva sottolineato che "alla fine la soluzione dovrà essere politica".
"Un nuovo inizio è alle porte, la Libia ha giorni migliori di fronte a sé", ha detto David Cameron. Nella dichiarazione della presidenza della Conferenza si legge, tra le altre cose, che "il popolo libico deve essere libero di determinare il proprio futuro" e che ''Gheddafi ed il suo regime hanno perso completamente legittimità e saranno ritenuti responsabili delle loro azioni".
Ancora, i partecipanti alla Conferenza annunciano l'accordo per l'istituzione di un Gruppo di contatto sulla Libia che "si riunirà per dare una direzione politica ed una leadership complessiva allo sforzo internazionale in stretto coordinamento con l'Onu, l'Unione africana, la Lega araba, l'organizzazione della Conferenza islamica e l'Unione europea". Il testo sottolinea che "il Consiglio nordatlantico, incontrandosi con i partner della coalizione, darà la direzione politica esecutiva alle operazioni della Nato".
Per il segretario di Stato americano Hillary Clinton, la conferenza di Londra rappresenta "un punto di svolta". Quanto all'azione militare della coalizione, "continuerà fino a quando non sarà stata rispettata la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite". L'obiettivo della coalizione internazionale che "dobbiamo continuare a perseguire" è quello di "una Libia che appartenga non ad un dittatore, ma al popolo", ha riaffermato la Clinton, ribadendo la convinzione più volte espressa dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama che "Gheddafi deve andare via". E l'esilio di Gheddafi è un'opzione alla quale la comunità internazionale sta lavorando, ma un salvacondotto per il leader libico è un'ipotesi che "non possiamo e non dobbiamo riconoscere, perché sarebbe una violazione delle regole della Corte penale internazionale", ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini. L'esilio è "uno degli argomenti di cui abbiamo parlato, dicendo che Gheddafi deve lasciare il Paese", ha ribadito il titolare della Farnesina.
"E' indispensabile che ci siano Paesi disponibili ad accogliere Gheddafi e la sua famiglia", ha detto ancora Frattini, parlando di un possibile ruolo dell'Unione Africana. Quanto al 'gruppo di contatto', Frattini ha spiegato che ad aprile e maggio ci saranno due nuove riunioni. Si è decisa "l'istituzione di un Gruppo di contatto ristretto", dai 40 componenti di oggi a "non più di 12-14 e, su proposta del segretario di Stato americano Hillary Clinton, nei prossimi due mesi, ad aprile e maggio, ci saranno due riunioni, in Qatar e a Roma", ha detto il titolare della Farnesina. Assente a Londra proprio l'Unione Africana. Per la Lega Araba, invece, c'era il capo di gabinetto, Hesham Youssef.
A Londra, oltre ai ministri degli Esteri o agli ambasciatori di una quarantina di Paesi, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ("abbiamo impedito una catastrofe umanitaria in Libia", ha detto), il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea Catherine Ashton, il segretario generale dell'Organizzazione della conferenza islamica Ekmeleddin Ihsanoglu, e l'inviato dell'Onu in Libia Mohamed al Khatib. Il Consiglio nazionale transitorio, creato dagli insorti libici, ha intanto diffuso il suo manifesto in otto punti, in cui esprime la sua "visione per la ricostruzione di uno stato libico democratico". Tra gli otto punti indicati nel documento, firmato dalla Commissione Affari politici e internazionali del Consiglio, la stesura di "una Costituzione"; la "formazione delle organizzazioni politiche e delle istituzioni civili, compresi i partiti politici"; la garanzia del "pluralismo intellettuale e politico"; ''il diritto di voto in elezioni parlamentari e presidenziali libere e giuste".
Dal Consiglio nazionale provvisorio arriva poi la denuncia della scomparsa di almeno 12mila attivisti dell'opposizione a Tripoli, rinchiusi nelle carceri della capitale o detenuti nelle basi militari. Mentre a Londra si svolgeva la conferenza, il governo libico ha inviato una lettera alle potenze internazionali in cui si sollecita la fine ''della barbara offensiva''. Lo rende noto la BBC. Il colonnello, dal canto suo, al momento non molla. Muammar Gheddafi "non andrà in esilio, a meno che non sia assolutamente costretto a farlo", ha riferito una fonte vicina al leader libico in un'intervista all'emittente inglese. Allo stesso tempo, però, alcuni stretti collaboratori di Gheddafi si troverebbero in Ciad per preparare un possibile esilio. Lo riporta il quotidiano arabo 'al-Sharq al-Awsat' che cita fonti vicine al regime di Tripoli.

Articlolo scritto da: Adnkronos