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La Contromanovra della CGIL

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Arezzo – “Lavoratori e pensionati non scenderanno in piazza solo per protestare ma anche per proporre. La Cgil, e qui ad Arezzo l’abbiamo fatto con l’assemblea dei delegati di questa mattina, ha messo a punto una vera e propria contromanovra rispetto a quella del Governo – afferma il Segretario provinciale Giorgio Cartocci. Siamo convinti che un’altra manovra sia non solo possibile ma indispensabile al paese. E questo attraverso la tassazione dei redditi diversi da quelli “fissi” a cominciare dai grandi patrimoni e da una vera lotta all’evasione fiscale e contributiva”. Su questa base, ecco la manifestazione che attraverserà il 6 settembre le strade di Arezzo in occasione dello sciopero generale di 8 ore proclamato dalla Cgil.
Il sindacato ha proposto un Piano strutturale di lotta all’evasione fiscale e al sommerso, un’Imposta ordinaria sulle Grandi Ricchezze (IGR), come il modello francese (con un'aliquota progressiva solo sulla quota che eccede gli 800.000 euro); un’imposta straordinaria sui Grandi Immobili (IGI) il cui valore netto superi la soglia degli 800.000 euro, con aliquota fissa dell'1%, per l'anno 2012; un “contributo di solidarietà” su tutti i redditi, in ragione della “capacità contributiva”, che assuma le caratteristiche dell'equità, della “straordinarietà” (un solo anno), finalizzato agli investimenti e all'occupazione giovanile; l’aumento della tassa di successione e una sovrattassa straordinaria sui capitali già sanati con lo Scudo fiscale, ma non rientrati dall’estero, con un'imposizione aggiuntiva del 15% (oltre il 5% che già era stato previsto).

La Cgil non si ferma al versante fiscale. “Se vogliamo uscire dalla crisi, rilanciare l’economia, garantire e qualificare l’occupazione – commenta Cartocci – non possiamo fare a meno di un piano di investimenti pubblici”. La CGIL propone quindi un Fondo per la Crescita e l'Innovazione per garantire un Piano energetico nazionale e politiche di green economy, politiche di innovazione e sviluppo locale, l’aumento della spesa in Ricerca e Sviluppo per colmare il differenziale tra l'Italia e tutti gli altri principali paesi industrializzati. Fondamentale viene giudicata la riduzione strutturale del prelievo fiscale sui redditi da lavoro e da pensione e un piano per l'occupazione basato un incentivo diretto di natura straordinaria per l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro.

La Cgil si sofferma sui tagli dei costi della politica. “La manovra del Governo dice di tagliarli ma in realtà fa solo demagogia, riduce gli spazi della democrazia, i servizi pubblici e la partecipazione ai governi delle istituzioni locali. Un’altra manovra è possibile con un progetto serio di revisione della spesa, di riforma dell'assetto istituzionale e della rappresentanza locale. La Cgil propone quindi la cancellazione dei tagli agli enti locali e l’allentamento del Patto di stabilità interno per gli investimenti in innovazione sociale (welfare e assistenza) e per le infrastrutture materiali e immateriali. E individua una riduzione dei costi della politica articolata nella riduzione del numero dei parlamentari e il rafforzamento del loro ruolo attraverso la riforma federalista del sistema bicamerale; una nuova legge elettorale, perché il Parlamento torni ad essere scelto dai cittadini; la riforma delle Province attraverso la Carta delle Autonomie; il taglio lineare ed immediato di tutti i “vitalizi”, gli emolumenti e le indennità di politici e amministratori pubblici; la sospensione fino al 2014 delle “consulenze” in tutta la pubblica amministrazione; l’introduzione di un tetto retributivo e previdenziale per le alte cariche dello stato, ripristinando il tetto abrogato; la riduzione delle società che non producono servizi collegate agli enti locali e del numero di amministratori delle società di servizi.

Infine il tema della previdenza. La Cgil propone di ristabilire il criterio della flessibilità, peculiare del sistema contributivo, ovvero lasciare la libertà di scelta per l'uscita attraverso una forchetta abbastanza ampia entro la quale il lavoratore può decidere di cessare l'attività in anticipo con un importo di pensione minore o più tardi con un importo maggiore; prevedere soluzioni capaci di garantire una transizione soft tra lavoro e non lavoro anche attraverso forme di prolungamento parziale dell'attività lavorativa, scelta liberamente e non per obbligo di legge, in cui il lavoratore riceve parte della pensione dall'Inps integrata dalla retribuzione percepita dall'attività lavorativa svolta; lavorare con tutte le parti istituzionali e sociali ad una proposta attraverso la quale i fondi pensione possano diventare dei veri e propri investitori (istituzionali), con la loro capacità interna di elaborazione e di decisione strategica, non subalterni alle logiche finanziarie e speculative dei gestori, per favorire politiche per la crescita e lo sviluppo.