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Cantone e la mafia ‘fatta di colletti bianchi’

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Arezzo – "L'Italia quest'anno festeggia i 150 anni dall'Unità ed anche 150 anni di mafia". Raffaele Cantone ci è andato giù duro parlando di mafia appunto, nel corso della presentazione del suo libro "Gattopardi. Uomini d'onore e colletti bianchi: le metamorfosi delle mafie nell'Italia di oggi" avvenuta in occasione dell'ultimo appuntamento del" Giardino delle idee" nell'Auditorium del Museo d'Arte Medievale e Moderna di Arezzo. Cantone, magistrato e già pubblico ministero presso la procura distrettuale antimafia di Napoli, ha deciso di parlare ancora di mafia, che nel bene e nel male conosce da vicino, in un giorno particolare per l'Italia e cioè a diciannove anni dalla strage di Capaci, in cui venne ucciso il giudice Falcone, e nel 159esimo della polizia di Stato. Cantone ha descritto così il fenomeno oggi: " la mafia non è più fatta di lupara e coppole ma di colletti bianchi, broker e uomini d'affari – ha spiegato nel corso dell'incontro – Adesso è gestita da laureati, persone all'apparenza rispettabili, ben inseriti nella società civile. Si cela dietro facce rassicuranti ma che sanno sparare". Cantone, protagonista della vicenda del boss "Sandokan" ha anche illustrato attentamente l'espansione del fenomeno mafia "che c'è anche al nord – ha chiarito – anche se cittadini e istituzioni lo negano. Al nord la mafia non spara ma investe perchè ha capito che li il denaro rende". Cantone ha parlato con tono sicuro e deciso, con la lucidità di chi ne ha vissute molte di situazioni difficili. Con gli uomini della scorta alle spalle ha conquistato il numeroso pubblico presente nell'Auditorium lasciando anche uno spiraglio di luce: "Eè possibile sconfiggere la mafia, non attraverso atti eroici di singoli cittadini ma impegnando in questa battaglia le forze migliori delle istituzioni".