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Camionista, lavoro sempre più duro

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Camionista, lavoro sempre più duro

Lavoro duro e spesso rischioso. Con regole ferree ma non per tutti. Con una vera e proprio “foresta” di norme. L’autista di mezzi pesanti per il trasporto merci, meglio e più semplicemente conosciuto come il “camionista”, ha una vita veramente difficile. Tanto che un sindacato di categoria, la Filt Cgil, ha deciso di organizzare un corso di aggiornamento professionale. “Si tratta – spiega la Segreteria Filt – di una categoria tutt’altro che marginale. Per la prima volta nella nostra lunghissima storia, il numero degli iscritti di questo settore ha superato quello, tradizionalmente forte, dei conducenti di treni e bus. Segno che nonostante la crisi il trasporto merci continua a tirare. Ma il lavoro e la vita dei camionisti è sempre più difficile”.

Tanto da rendere necessario un corso di aggiornamento che la Cgil terrà, nella sua sede di via Monte Cervino, per l’intera giornata di sabato 26 novembre. “Norma e prassi vorrebbero che fossero le aziende ad organizzare iniziative di questo tipo –sottolinea la Filt. Dovrebbero quindi destinare risorse a queste attività ma solo le imprese più grandi e strutturate le organizzano. Adesso rischiamo veramente di andare in emergenza e quindi abbiamo deciso di attivarci anche come Cgil”.

Le lezioni saranno tenute da Danilo Sarmasso, già Dirigente della Polizia Stradale ed ora consulente del Ministero dei Trasporti e di Anita, l’associazione delle imprese di settore aderente a Confindustria. Interverranno Gianfranco Conti, Segretario Regionale Filt Cgil, Giorgio Cartocci, Segretario provinciale della Cgil e Massimo Lanucci, Segretario provinciale Filt. Tra i molti temi, centrali saranno quelli dei tempi di guida e di riposo.

“Gli orari di lavoro della categoria sono rigidamente regolati – ricorda la Filt Cgil. E comportano, da parte dei conducenti, una perfetta conoscenza. La regola base è di 4 ore e mezzo di guida seguite da 45 minuti di riposo e quindi altre 4 ore e mezzo al volante. Ma le variabili, nell’arco della settimana e dei quindici giorni sono molte e vanno tutte conosciute alla perfezione. Il lavoro dei conducenti è infatti monitorato dal cronotachigrafo che può essere analogico o digitale”. La tecnologia ha infatti permesso l’introduzione di quello digitale che è una semplice card con chip elettronico che l’autista porta che sé e che inserisce nel mezzo al momento della partenza.

I controlli sono quindi teoricamente semplici. E i rischi per i conducenti, in caso di violazione, altissimi. Le sanzioni possono andare da 38 a 1600 euro ma lo spettro è la decurtazione dei punti non dalla normale patente ma dalla “carta di qualificazione del conducente” e cioè dal documento che permette al conducente di lavorare. Un’infrazione può determinare la perdita di 10 punti su 20. In caso di riscontro di tasso alcolico (deve essere zero assoluto) c’è il ritiro immediato della patente. E per il conducente questo significa la perdita del posto. Sanzioni vengono erogate anche al datore di lavoro che ha una sorta di tetto massimo di violazioni accumulabili dai suoi dipendenti: quando viene superato, scatta la sospensione della licenza di attività. E quindi blocco totale del lavoro.

Regole e sanzioni molto rigide alle quali fanno da contraltare i tentativi di aggiramento. Ecco le calamite per bloccare il cronotachigrafo, una manutenzione dei mezzi non sempre sufficientemente diffusa, la concorrenza sleale di imprese che non rispettano regole e norme. Una situazione complessa che si traduce non solo in forti difficoltà di lavoro per i conducenti ma anche in problemi di sicurezza stradale per tutti.

“Noi – conclude la Filt Cgil – intendiamo fare la nostra parte. Non solo tutelando sindacalmente i conducenti ma anche contribuendo alla loro formazione professionale. Ci auguriamo che anche il sistema delle imprese faccia la sua parte e che i controlli delle istituzioni vengano intensificati per garantire la qualità del lavoro dei conducenti e la sicurezza sulle strade”.