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Yara, gli inquirenti indagano tra passioni e invidie nella palestra

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Milano (Adnkronos/Ign) – Passioni e invidie. E' questa la molla che potrebbe spiegare la scomparsa di Yara Gambirasio, la 13enne bergamasca di Brembate di Sopra di cui non si hanno più notizie dal 26 novembre scorso. Un viso da adolescente, una passione smisurata per la ginnastica ritmica, la sua foto sorridente continua a tappezzare le vetrine dei negozi del piccolo comune, ma la sua assenza, lunga tre settimane, mette a dura pronta la speranza di trovarla presto. Gli inquirenti continuano a indagare per sequestro di persona, intanto le ricerche si estendono fino a toccare le province vicine e il confine svizzero, ma l'idea dominante è che il mistero della scomparsa di Yara sia limitata a un raggio di pochi chilometri. "Intuito, ma anche logica", spiega un investigatore. "L'ipotesi di un rapimento senza riscatto è anomala e insensata – sottolinea -, quanto alla pista della vendetta nei confronti della famiglia della 13enne non ci sono riscontri in tal senso". I conti bancari, le frequentazioni lavorative, possibili ritorsioni nel campo dell'edilizia non convincono chi indaga. Così si riparte dagli unici elementi certi: dalla palestra che Yara frequentava, dal percorso quotidiano per raggiungere la scuola, "da quella rete di conoscenti che gravita nella vita di questa 13enne senza grilli per la testa". Si riparte dal giorno della scomparsa, da quei 700 metri che separano la palestra dall'abitazione e che lei non ha percorso fino in fondo. Qualcuno potrebbe essersi infatuato di lei, averla guardata mentre per ore continuava ad allenarsi in palestra. La sua bravura potrebbe aver suscitato invidia e spinto a una vendetta. Ipotesi che, come altri elementi di un'inchiesta complicata, non trovano conferma. La chiave della scomparsa potrebbe essere anche nel centro sportivo. Si continuano a visionare i video della 13enne impegnata in diverse gare di ginnastica ritmica. "A volte la soluzione è quella più semplice. E' facile pensare allo sconosciuto che arriva e colpisce, spesso il colpevole è il vicino". Una metafora e nulla in più, tiene subito a precisare l'investigatore. Chi sapeva che Yara avrebbe dovuto consegnare uno stereo all'istruttrice? La sua scomparsa è un caso oppure è stata premeditata? "Chi ha agito conosceva abitudini della ragazza", evidenzia un investigatore, mentre l'ipotesi che prevale è che "siano due le persone entrate in azione". Così si continua a cercare l'auto rossa vista da un testimone, proseguono le ricerche tra i casolari e i campi della zona, ma gli indumenti finora recuperati non hanno mai segnato una svolta per l'inchiesta. "Se ad agire fosse stato uno sconosciuto per motivi sessuali dopo tre settimane l'avrebbe lasciata andare", dice chi è impegnato nelle ricerche. "Il traffico di minori non è un'ipotesi 'reale'", continua l'investigatore, mentre se ad agire fosse stato un conoscente le soluzioni diventano più complesse. La verità sembra ancora molto lontana, ma le ricerche non si fermano e gli inquirenti continuano ostinatamente a indagare in tutte le direzioni. Dalle idee più bizzarre subito escluse, come quella delle sette sataniche, alle lettere di mitomani, fino al vaglio dei pareri di più sensitivi che offrono soluzioni al caso. Tutto viene analizzato con cura, ogni traccia non viene tralasciata. In campo per le ricerche ci sono gli strumenti tecnologicamente più avanzati e gli uomini più specializzati. Oltre 15mila le telefonate che gli investigatori stanno verificando. Bisognerà vedere quanti cellulari hanno agganciato la stessa cella da cui parte l'ultimo sms di Yara, rintracciare ogni presunto sospetto e ascoltarlo. Non solo. Gli investigatori stanno analizzando quanto raccontato da amici e parenti di Yara, stanno leggendo il suo diario, 'spiando' nel suo computer in cerca di eventuali mail o chat sospette, ma senza apparenti risultati. Neanche le telecamere finora hanno fornito elementi utili, così l'inchiesta sembra ogni volta ripartire da zero.

Articlolo scritto da: Adnkronos