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Pelini: ‘I socialisti e la terza repubblica’

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Pelini: ‘I socialisti e la terza repubblica’

AREZZO – «I socialisti aretini salutano l’evento congressuale socialista con soddisfazione sia per la conferma di Nencini come segretario sia per la risonanza che ha avuto. Finalmente c’è una discussione più accesa sui socialisti e sul futuro della politica di questo paese .
D’altronde andava premiato, speriamo in futuro lo facciano gli elettori, il partito che nonostante gli avvenimenti della prima repubblica sta attraversando la seconda come unica realtà politica rimasta con la propria sigla e la propria identità. Mentre tutti gli altri della prima repubblica stanno passando attraverso un’infinita di sigle o sono scomparsi: P.c.i., D.c., D.s, P.d.s., P.r.i.
Il segnale che sta passando è che c’è bisogno di una “terza repubblica” nella quale si dovrà decretare la fine della logica del bipartitismo, dell’elezione per nomina e non per voto di preferenza, del conflitto d’interessi per creare i presupposti di una comunicazione più vera, più libera e democratica, l’autonomia della magistratura da tutti fuor che dalla legge, la riforma del lavoro premiando il merito e limitando il precariato, nemico delle idee oltre che delle minime libertà e garanzie economiche necessarie per costituire una famiglia.
Quindi quello socialista è un partito vivo è ci dispiace per quei topi della politica che in mancanza di formaggio sono fuggiti credendo più nelle loro avide ambizioni che nel valore del socialismo europeo. Crediamo che il compito di chi si trova nello scenario politico del centrosinistra, noi compresi, debba essere quello di considerare la cultura socialista e liberalriformista europea non come un valore aggiunto ma un valore determinante come avviene nei principali paesi democratici.
Indispensabile è un confronto con tutti e in particolare con l’interlocutore più ovvio che è il P.d. anche perché essendo il partito di maggioranza relativa all’interno del centrosinistra lo condiziona con le sue scelte. Speriamo che si differenzi dal passato, quando la sua preferenza è andata a interlocutori innaturali.
Ci attendiamo che emerga, nell’area del centrosinistra, la necessità del far quadrato per un lavoro di recupero del consenso che eviti di affollare le file dell’astensione e di salvaguardia dell’identità socialista, una delle identità politiche storiche di questo paese, anzi la più antica insieme alla tradizione liberal-repubblicana, a cui è bene non rinunciare per abbinare il rispetto della libertà individuale con la giustizia sociale senza per questo imboccare la facile strada della demagogia e del populismo.»