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Pakistan, luoghi di culto sotto attacco: molte vittime

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ISLAMABAD – E' di almeno 70 morti e 100 feriti il bilancio ancora provvisiorio del duplice assalto sferrato stamani dai Talebani del Punjab contro i luoghi di culto della comunità Ahmadiya di Lahore, nel Pakistan orientale. Secondo il vice governatore della provincia del Punjab, Sajjad Bhutta, il numero delle vittime potrebbe continuare a salire poiché oltre duemila persone di fede ahmadi si trovavano al momento dell'assalto nei due luoghi di preghiera, situati uno nel quartiere di Model Town e l'altro a pochi chilometri di distanza, nella zona di Garhi Shahu.
A Garhi Shahu si sono vissuti momenti di grande tensione. I miliziani, infatti, dopo aver ucciso le guardie all'ingresso dell'edificio, si sono asserragliati all'interno, prendendo in ostaggio un migliaio di persone. Solo al termine di un duro scontro a fuoco durato due ore, le forze di sicurezza sono riuscite a riprendere il controllo del luogo di culto e a liberare gli ostaggi. Un testimone, citato dalla tv 'Duniya', ha rivelato che gli assalitori sono entrati nell'edificio sparando all'impazzata. Tra le vittime figurerebbero il fratello dell'ex primo ministro degli Esteri pakistano, Sir Zafrullah Khan, e il religioso che stava guidando la preghiera. Contemporaneamente un gruppo di ribelli filotalebani, armato di granate e kalashnikov, ha assaltato un edificio della comunità Ahmadiya nella zona di Model Town, dove erano riunite circa 1.500 persone per la preghiera del venerdì. Un testimone locale ha riferito ad AKI – ADNKRONOS INTERNATIONAL che i fedeli ahmadi erano stati informati per tempo dell'attacco "dagli agenti della sicurezza" e così sono riusciti a evitare un'altra carneficina.
Un portavoce dei miliziani talebani del Punjab, Muhammad Umar, ha rivendicato ad AKI la responsabilità di entrambi gli attacchi a Lahore, sostenendo che i miliziani chiedevano il rilascio di 160 prigionieri filotalebani detenuti in diverse prigioni della provincia del Punjab, in cambio del rilascio dei mille ostaggi tenuti nell'edificio di Garhi Shahu. "Le autorità sono state informate che se vogliono che gli ostaggi vengano rilasciati, devono immeditamente liberare i prigionieri", ha dichiarato Umar. Alcuni media pakistani subito dopo gli attacchi hanno ricevuto una nuova rivendicazione dello stesso gruppo militante in cui si afferma che gli attacchi sono stati condotti contro gli ahmadi "perché non considerano Maometto l'ultimo profeta dell'Islam e perché hanno cooperato con gli ebrei nel pubblicare le vignette blasfeme su Facebook e YouTube".

Articlolo scritto da: Adnkronos/Aki