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Kirghizistan, 170 i morti

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BISHKEK – Continua a salire il bilancio delle vittime delle violenze nel Kirghizistan
meridionale: secondo dati ufficiali i morti sono ormai saliti ad almeno 170. Alcuni media parlano tuttavia di 2mila morti e affermano che le vittime vengono sepolte in fosse comuni senza essere identificate.
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha condannato le violenze, che sono proseguite anche questa notte, ed esortato al ripristino della legge e dell'ordine. Il sottosegretario generale dell'Onu Lynn Pascoe, che ha informato il Consiglio sulla situazione, ha chiesto l'apertura di un corridoio umanitario per le migliaia di persone di etnia uzbeka in fuga dalle violenze nelle città kirghise di Osh e Jalalabad.
Sono almeno 80mila le persone di etnia uzbeka che avrebbero già cercato rifugio nel vicino Uzbekistan, che oggi ha deciso però di chiudere le frontiere. "Semplicemente non siamo in grado" di accogliere così tanta gente, ha dichiarato il vice primo ministro uzbeko, Abdulalh Aripov, citato dall'agenzia stampa centro asiatica Ca-news. I rifugiati giunti in Uzbekistan sono stati alloggiati per ora in scuole, ospedali e accampamenti nella regione di Andishan.
Testimoni oculari a Osh e Jalalabad, riferisce la Bbc, hanno raccontato d'intere file di case date alle fiamme e di cadaveri lasciati nelle strade. Profughi uzbeki affermano che a Osh carri armati hanno aperto il fuoco contro i civili nei quartieri abitati dalla minoranza uzbeka. E l'Alto Comissario Onu per i diritti umani Navi Pillay ha denunciato stupri e uccisioni indiscriminate di donne e bambini.
Il governo ad interim del Kirghizistan, ha accusato il deposto presidente Kurmanbek Bakiyev di aver fomentato le violenze fra gruppi etnici kirghisi e uzbeki. Bakiyev, fuggito ad aprile in Bielorussia dopo violente proteste di piazza, ha negato di aver orchestarto i disordini nel sud del paese, dove gode ancora di un forte sostegno.