Home Politica Ex Lebole: non solo un’area ma un nuovo quartiere

Ex Lebole: non solo un’area ma un nuovo quartiere

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Arezzo – «Ho letto questa mattina le varie posizioni espresse sull’argomento più dibattuto di queste settimane: il recupero dell’area ex Lebole. Noto con piacere che rispetto a pochi giorni or sono i toni si sono fatti più concilianti, segno che sta crescendo la consapevolezza che immobili, come afferma con forza il Sindaco, non si può stare e che una soluzione è possibile ma con il contributo di tutti. E provo a dare il mio. Valuto con favore l’intervento di chi tiene ad indicare un profilo più ampio del problema, ovvero quello urbanistico con tutte le implicazioni che esso comporta. Anch’io in linea di massima la penso così e considerazioni simili ho già espresso in alcuni recenti colloqui.
Per cui voglio richiamare e precisare alcuni aspetti che ritengo essenziali partendo da preoccupazioni certamente motivate. Il centro commerciale. Proviamo anzi tutto a non chiamarlo più così perché crea una certa apprensione. Credo che possa essere contenuto nella quantità e rimodulato per tipologie, con maggiore spazio per gli esercizi di tipo tradizionale.
Ma se questo è vero, forse viene meno la ragione anche di tipo progettuale di vederlo distinto dal resto dell’intervento. Allora si può pensare a come ricomprendere questa importante funzione, il commerciale, all’interno di quella parte di città che vogliamo ricostruire. Mi spingo oltre. Forse non è di solo commerciale e direzionale che questa città ha bisogno, ma di un vero e nuovo quartiere. Certo in chiave moderna, di grande impatto per le linee architettoniche e l’uso dei volumi, dei materiali impiegati e del verde che lo deve circondare. In poche parole, di alta qualità. Ma allora bisognerà dare più spazio alla residenza , a qualche servizio pubblico e forse prevedere anche una piazza, dove avranno le loro vetrine gran parte degli esercizi commerciali. Così non saranno più in competizione con altre attività ma a servizio del nuovo quartiere. E vi potranno trovare spazio anche esercizi di più ampie dimensioni, ma in questo modo senza suscitare inquietudini per possibili futuri riposizionamenti. Solo fantasie? Non direi. Si tratterebbe semplicemente di orientare lo schema progettuale proposto verso nuove finalità, con alcune significative modifiche dell’impostazione ma, ritengo, senza alterazioni per l’equilibrio economico complessivo dell’operazione. Aspetto essenziale e da salvaguardare, per dare modo ai possibili investitori di credere nell’intervento, altrimenti rischiamo di produrre solo uno sterile dibattito e di perdere una opportunità preziosa. Lo voglio ripetere, opportunità forse unica e preziosa, in grado di muovere ingenti risorse per la città, di ridare vita ad una zona che si sta degradando, di investire in qualità, di consentire la definizione ed il completamento di alcune importanti viabilità. Ecco,credo che in questo solco una soluzione sia possibile e che l’amministrazione sia assolutamente in grado di indicare la giusta sintesi. Penso che dare un contributo alla soluzione sia anche un segnale forte della volontà di questa città di voler ricominciare a costruire il proprio futuro e non solo a subirlo.»