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Dirigenti donna nelle piccole imprese

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Arezzo – Nel corso della convention Donne Impresa svoltasi la settimana scorsa a Roma è stato presentato anche il rapporto Il rosa dopo la tempesta – Per tornare a crescere: un habitat migliore per le imprese e i lavori delle donne. Con questo Rapporto Confartigianato Imprese ha partecipato alla Giornata Mondiale della Statistica, promossa e organizzata dalle Nazioni Unite e ha cercato di fotografare la situazione dell'imprenditoria femminile.
«Il Rapporto – spiega Monica Valdambrini Presidente gruppo donne impresa di Confartigianato Imprese Arezzo – propone un'analisi della dinamica dell'occupazione femminile, con un approfondimento sugli obiettivi europei di 'Lisbona 2010' ed 'Europa 2020'. Inoltre propone un Focus sul basso tasso di occupazione delle donne in Italia associato ad un minor numero di figli e un approfondimento sul problema della bassa attività delle donne sul mercato del lavoro».
Il rapporto descrive una situazione in chiaro scuro. Sebbene infatti sia cresciuto nel corso degli anni il ruolo delle donne, resta ancora molta la distanza rispetto ad altre realtà europee, dove i tempi da dedicare alla vita privata e i tempi di lavoro sono più facilmente conciliabili grazie ad un sistema di welfare e protezione sociale più puntuale. L'ostacolo principale all'incremento della presenza femminile ai vertici aziendali viene reputato infatti proprio la difficoltà di conciliare vita professionale e vita privata e la difficoltà di adeguarsi a un modello lavorativo che garantisce all'azienda totale reperibilità e disponibilità agli spostamenti. Per la prima volta è stato calcolato anche l'Indice Confartigianato Donne Imprese & Lavoro, che misura le condizione di habitat per imprese e lavori delle donne basandosi su 41 indicatori per le Regioni e Province autonome. « In questa classifica – aggiunge Monica Valdambrini – la Toscana è settima su scala nazionale, facendo registrare buoni livelli nell'imprenditoria, nel mercato del lavoro e nell'istruzione e capitale umano femminile. I settori nei quali invece rispetto ad altre regioni italiane il gap è maggiore riguarda i servizi di welfare, e i tempi di trasporto e accesso ai mezzi pubblici per recarsi al lavoro. In generale comunque, la situazione italiana non è delle più rosee».
Venendo alla situazione nella provincia di Arezzo, sono 3483 le donne con cariche dirigenziali nelle ditte artigiane individuali, che in rapporto alle cariche presenti nelle imprese artigiane fanno collocare il nostro territorio al 13esimo posto su scala nazionale. Un po' diversa, anche se tutto sommato abbastanza positiva, la situazione per quanto riguarda le donne titolari di ditte individuali artigiane: 1423. Un numero che in rapporto alle donne titolari di ditte individuali vede la provincia di Arezzo collocarsi al 31esimo posto su scala nazionale. Molto elevato invece, è il tasso di inattività femminile pari al 47,2%, anche se la situazione è leggermente migliore della media nazionale.
Per quanto riguarda i cosiddetti “mestieri da uomini”, cioè quelli che tradizionalmente sono svolti dal “sesso forte”, Arezzo si distingue positivamente solo in alcuni settori, mantenendo nel complesso una situazione abbastanza arretrata rispetto al resto d'Italia (71esimo posto). A fare eccezione sono le donne impegnate nella silvicoltura e nell'utilizzo di aree forestali, che fanno collocare Arezzo all'undicesimo posto. Altro importante settore nei “mestieri da uomini”, quantitativamente anche più interessante, è quello dell'industria del legno, dei prodotti in legno e sughero, che vedono Arezzo collocarsi al 23esimo posto.