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Consorzio bonifica Val di Chiana: le opere nel Comune di Arezzo

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Arezzo – La Toscana, sulla base della legge regionale 34 del 1994, è suddivisa in comprensori di bonifica che svolgono interventi di difesa del suolo, regimazione delle acque, tutela e valorizzazione dell’ambiente e delle risorse agricole. Il consorzio di bonifica Val di Chiana copre una superficie totale di circa 79.500 ettari nella provincia di Arezzo. I comuni compresi in questa porzione di territorio sono: Arezzo, Castiglion Fiorentino, Civitella in Val di Chiana, Cortona, Foiano della Chiana, Lucignano, Marciano della Chiana, Monte San Savino e Bucine.
Dal 10 agosto 2010, con l’entrata in vigore della legge regionale 47, le funzioni di ordinaria e straordinaria amministrazione sono svolte dal presidente Paolo Tamburini in qualità di commissario straordinario: “rispetto ad altre realtà toscane, in totale i consorzi regionali sono 13, siamo molto più ‘giovani’, nati operativamente nel 2008 e con struttura ridotta, anche nel numero dei dipendenti. Non ci occupiamo di bacini rilevanti, ad esempio dell’Arno, ma non è cosa da poco il sistema idrografico aretino. Il consorzio progetta e realizza le opere di bonifica, idrauliche, d’irrigazione e gestisce il reticolo idrografico di competenza. L’attività principale è la manutenzione dei corsi d’acqua in gestione, con il taglio periodico della vegetazione sugli argini e sulle sponde, la rimozione dei sedimenti eventualmente depositati in alveo e la regolarizzazione delle sezioni, per facilitare il libero deflusso delle acque in caso di pioggia e mitigare il rischio idraulico. Siamo con un budget di 2.500.000 euro di cui 600.000 desinati al comune di Arezzo per il quale abbiamo già individuato due interventi prioritari, quelli sul Castro alla Meridiana e alla ipercoop”.
Alessandro Giustini, assessore alle opere pubbliche del comune di Arezzo: “Prato e la Ligura sono solo gli ultime esempi di due fatti calamitosi provocati dalle eccessive precipitazioni. Gavardello, Lota, Sellina, Maspino, Valtina, Castro, Vingone costituiscono un sistema che può generare danni di rilievo specie se interessati da abbondanti piogge causate dai cambiamenti climatici. Grazie al consorzio di bonifica abbiamo uno strumento per la soluzione del problema della manutenzione dei corsi d’acqua e della prevenzione dei rischi idraulici connessi sia ai fiumi e torrenti sia all’assetto idrogeologico. Anche il comune di Arezzo al pari degli abitanti è chiamato a corrispondere una quota a favore del consorzio. Lo fa nella consapevolezza che pagarla contribuisce a svolgere un’azione di tutela nei confronti dei cittadini e delle loro proprietà”.
“Il comune di Arezzo – ha aggiunto l’assessore ai lavori pubblici Franco Dringoli – ha poi in cantiere le cosiddette casse di espansione, opere che permetterebbero di regimentare a monte eventuali abbondanti piogge. Siamo in fase avanzata di progettazione esecutiva, elemento indispensabile per partecipare a bandi di finanziamento. Non dimentichiamo che negli anni trenta un fenomeno incontrollato di precipitazioni portò a danni ingenti per la città. Immaginiamo quale sarebbe la loro entità, oggi, in termini di euro. Ma non è necessario un diluvio, a volte bastano due ore di pioggia e una cosiddetta ‘bomba d’acqua’ ed ecco che si può presentare un fenomeno come quello che interessò la Chiassa pochi anni fa. Ci poniamo dunque dinanzi a queste evenienze in termini di prevenzione”.
Ma come funziona il consorzio di bonifica, quali soggetti lo compongono, su quali risorse può contare e come vengono ripartite le stesse?
Ancora Paolo Tamburini: “il consorzio è costituito tra i proprietari degli immobili agricoli ed extra-agricoli di qualsiasi natura (terreni, fabbricati), situati nella porzione del comprensorio di bonifica, definita perimetro di contribuenza, che ricevono o possono ricevere un beneficio dall’attività di bonifica. Tali proprietari acquisiscono la qualifica di consorziati. A questi ultimi spetta sia l’onere di provvedere alla manutenzione e all’esercizio delle opere di bonifica realizzate, in rapporto ai benefici ottenuti, sia di concorrere alla spesa per la realizzazione delle opere pubbliche di bonifica, nel caso che da esse derivino particolari vantaggi per gli immobili posseduti. È chiaro che tra i proprietari cui spetta corrispondere il contributo di bonifica rientrano soggetti istituzionali quali lo stato, le regioni, le province e i comuni per i beni di loro pertinenza. E a proposito delle recenti polemiche sulle cartelle di pagamento pervenute ai cittadini, mi preme ricordare che i ricorsi sono stati in realtà soltanto due. È vero che un ricorso comprendeva un gruppo di cittadini associati, circa un centinaio, ma è anche vero che alcune decine hanno poi corrisposto quanto richiesto. Sottolineo infine che il consorzio chiede una quota per opere di cui vanta competenza esclusiva, realizzabili né dalla provincia né da altro ente pubblico”.