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Streetfood plaude alla scelta di Ascom Arezzo

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Massimiliano Ricciarini (presidente Street Food): «La linea intrapresa da Marinoni di totale apertura alla cultura enogastronomica di strada è un modello da seguire. Lo invito a parlarne anche con la nostra associazione, che nasce e opera a partire proprio dal territorio aretino»

«Fa piacere oggi più che mai sentire parole di apertura verso la cultura enogastronomica “povera” o di strada non solo nostrana ma anche di altri territori extra europei: è un segnale verso la multiculturalità e la valutazione di realtà produttive e commerciali del settore alimentare a prescindere da colore della pelle e fede religiosa». Così reagisce Massimiliano Ricciarini, presidente dell’associazione no profit Street Food, all’intervento del direttore di Ascom Arezzo, Franco Marinoni.

La recente vicenda di Lucca in cui l'Amministrazione comunale ha detto stop all'apertura di attività all'interno della cerchia muraria aveva aperto nell’opinione pubblica un dibattito circa certe attività del comparto enogastronomico in particolare di origine extraeuropea come Kebab e ristoranti cinesi. «La nostra associazione vuol porre l'accento su certe prelibatezze italiane, conservate nella memoria delle genti – continua Ricciarini – sempre più anziane per giunta e che per causa di leggi troppo restrittive e severe rischiano di scomparire per lasciare il posto all'asetticità e al proibizionismo; rispetto all’Italia altri paesi dell’Europa permettono molto di più» Per esempio al porto di Atene si può cucinare un cocoretze allo spiedo davanti ai passanti, o in altri paesi si può somministrare kebab senza guardare al capello, mentre in ristoranti nei pressi del noto Marché au Puces di Parigi si possono vendere crepes e baguettes in carretti per le vie del centro.

«Non si può vietare l'apertura di ristoranti etnici solo perché non appartenenti alla nostra cultura e razza – questo il monito di Street Food – ogni cittadino è libero di scegliere dove e cosa mangiare ma a monte deve esserci un'informazione e una comunicazione attenta e consapevole così da rendere altrettanto attenti e consapevoli i consumatori». Street Food sostiene che lavorare sulla filiera dei prodotti è giusto ed opportuno, senza tuttavia imporre regole alimentari ai consumatori.

«Per questo accogliamo positivamente la linea di Franco Marinoni ad apire la mente e invitare i cittadini e le altre istituzioni aretine, toscane e italiane a fare altrettanto e a lavorare su un miglioramento qualitativo anche del prodotto etnico – conclude Massimiliano Ricciarini – e anzi vorrei invitare Marinoni a diventare sostenitore di Streetfood, e quindi delle cucine e delle culture di strada invitandolo ad un tavolo di concertazione per discutere di idee valide da valutare assieme per un ritorno alle origini; per lavorare sull'educazione alimentare e su proposte interessanti di sana promozione e comunicazione per non lasciar morire la nostra cultura legata alle tradizioni e arti culinarie più semplici e genuine».