Home Cronaca ‘Scialla’, ‘Truzzo’, ‘Emo’. Ecco i nuovi vocaboli dei giovani

‘Scialla’, ‘Truzzo’, ‘Emo’. Ecco i nuovi vocaboli dei giovani

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‘Scialla’, ‘Truzzo’, ‘Emo’. Ecco i nuovi vocaboli dei giovani

ROMA – "Scialla", non per coprirsi ma per invitare a darsi una calmata; ''Bella'', non è un complimento rivolto a una ragazza ma il saluto più utilizzato dagli adolescenti italiani. ''Emo'', non è un extraterrestre ma il diminutivo di emotivo, aggettivo che indica chi tende al sentimentalismo mostrando il lato debole e vulnerabile del suo carattere. ''Truzzo'', non è un animale in via d?estinzione ma un ''discotecaro'' con capelli a spazzola e zeppe. Letteralmente ''colui che va in discoteca'', forse deriva dal suono onomatopeico ''tuz tuz'' identificativo della musica house. E? il vocabolario dei giovani, irriverente, anticonformista, fantasioso, creativo. Uno slang fatto di sigle e metafore inventate, rielaborate, accorciate e qualche volta raddoppiate.

Un linguaggio che si evolve e cambia ogni dieci anni ed è quindi impossibile cercare di intrappolarlo e codificarlo nei classici dizionari, l?unica è stargli dietro in tempo reale. Se fino a qualche tempo fa infatti si usava l?italiano per le situazioni formali e il dialetto per quelle colloquiali e familiari oggi il linguaggio giovanile è diventato una realtà linguistica che sostituisce il gergo popolare a livello del parlare affettivo, emotivo e informale. Alla radice del linguaggio giovanile spesso c?è, opportunamente rielaborato, il dialetto.

Da una periferia all?altra cambia la compagnia di riferimento e ogni gruppo evidenzia qualche vocabolo autoctono. A Roma si va ''a mazzetta'' o ''a rota'' quando si fa qualcosa ripetutamente, quasi fosse un?ossessione. A Milano si va a ''pasturare'' non per pescare ma per andare a conoscere persone dell?altro sesso con lo scopo di avere rapporti. E se poi si rimorchia una ''vreccia'' vuol dire che la ricerca ha prodotto i suoi frutti. A Napoli infatti è l?aggettivo che viene usato dai giovani per indicare una donna particolarmente dotata fisicamente. E se c?è qualche concorrente si può tranquillamente ''pezzare'', ossia fare a pezzi.

''Il fenomeno del linguaggio giovanile – spiega all?ADNKRONOS il professore Michele Cortelazzo, docente di linguistica italiana all?università di Padova – è del tutto analogo a quello del vestirsi in una data maniera, a seconda del gruppo di appartenenza. L?intento – aggiunge l'esperto- è quello, da una parte, di distinguersi dagli adulti, e dall?altra, di condividere gli stessi valori e gli stessi obiettivi". Le parole, dice inoltre Cortellazzo, "sono diverse da città a città, anche se esiste un effetto per cui le parole di città importanti, di prestigio come Milano e Roma, si diffondo in quelle più piccole. Non a caso il fenomeno nasce negli anni ?60 a Milano per poi diffondersi anche nel meridione con un processo inversamente proporzionale alla perdita del dialetto''.

Parole che cambiano in fretta, ma che lasciano il segno e che caratterizzano intere generazioni. Magari lanciate da qualche personaggio che è anche specchio dei giovani di oggi. Come Johnny Groove. Nato nel 2007 dall?attenta osservazione di Giovanni Vernia della vita notturna milanese e del panorama della musica house in generale, il personaggio più amato di ''Zelig'' (cabaret comico di Canale5), ha conquistato i ragazzi del nuovo millennio ballando al ritmo di ''Essiamonoi''. Pantaloni pezzati, maglietta nera smanicata e occhiali da sole fascianti con il tormentone di ''Ti stimo fratello'' si piazza nelle prime posizioni della classifica degli slang più utilizzati dai giovani.

''I miei slang – dichiara all?ADNKRONOS Giovanni Vernia – sono nati per caso, naturalmente, per il semplice fatto di essermi calato nel personaggio fino in fondo. Ad esempio, ?Ti stimo fratello? deriva da un episodio casuale. Una mia spalla, durante alcune prove, mi ha suggerito una battuta divertente e io per ringraziarlo gli ho risposto con questa frase totalmente spontanea. Ci siamo messi tutti a ridere e da li è nato tutto. Fratello è poi il classico modo in cui si salutano e si chiamano fra di loro tutti i ragazzi del mondo, dai milanesi agli americani. La ?r moscia? invece è dovuta al fatto che parlare così ti dà un?aria più da scemo''.

Il linguaggio informatico è forse la vera novità del nostro secolo. I giovani sono infatti sedotti dalla forma rapida e incisiva delle parole, come nick per dire nome (da nickname, il soprannome da scegliere per entrare nelle chatline o sui social network). Per non parlare del linguaggio degli sms (acronimo dell?inglese short message service): ''3mendo'' (tremendo), ''novelordin'' (non vedo l?ora di vederti), ''cpt'' (capito), ''cmq'' (comunque), ''xkè'' (perché), ''t.v.t.b.'' (ti voglio tanto bene) ''xxx'' (baci). Utilizzano abbreviazioni e troncamenti, come: ''mega'' (grande), ''prof'' (professore), ''raga'' (ragazzi); forestierismi: ''gym'' (ginnastica, palestra) ''figo'' (uno che ha successo con le ragazze), o parole prese a prestito dal gergo dei tossicodipendenti: ''cannarsi'', ''sballo'', ''calarsi''. Insomma, colloquiale, sboccato, gergale, il linguaggio giovanile è fatto di parole poco note o addirittura sconosciute agli adulti.

''Il linguaggio dei giovani – dichiara all?ADNKRONOS Alberto Abruzzese, professore di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi dell?università Iulm di Milano – si articola per gruppi: sia orizzontalmente per ceto sociale, che verticalmente per età, fattore molto importante perché delimita un periodo di tempo determinato. Questo fenomeno – spiega il professore – c?è sempre stato ma oggi è più evidente perché a differenza del passato dove famiglia e scuola esercitavano autorità ed erano un tramite per rendere meno forti le differenze tra una generazione e l?altra, oggi queste due istituzioni sono state scavalcate. Per questo i giovani si trovano ad avere una maggiore libertà acquistata anche attraverso i mass media e, negli ultimi tempi, internet''.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign