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Prostituzione, col web il marciapiede diventa virtuale

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Prostituzione, col web il marciapiede diventa virtuale
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ROMA – Le 'lucciole' si allontanano dai lampioni e si piazzano davanti alle webcam, i marciapiedi si fanno virtuali e i clienti, parcheggiata l'auto in garage (evitando così il rischio di multe e sequestri), compiono su Internet i propri 'tour' notturni. E' il web la nuova frontiera della prostituzione, un fenomeno in corso già da tempo, che ha però subito un'accelerazione sulla spinta della 'stretta' annunciata dal disegno di legge presentato dal ministro Mara Carfagna, ora all'esame del Parlamento, e in parte già resa operativa dalle ordinanze di molti sindaci italiani contro il fenomeno della prostituzione in strada.

Basta digitare su Google le due parole "escort" e "Roma", tanto per fare un esempio, che in una frazione di secondo il motore di ricerca ci restituisce decine di indirizzi di siti le cui homepage poco fanno pensare all'universo pseudoromantico di "Pretty Woman", rimandando piuttosto ai bordelli di una volta. Che le ragazze (e i transessuali) illustrate con foto, schede delle prestazioni, numero di cellulare e recapito email possano essere assoldate per farsi accompagnare a una colazione di lavoro o per una serata all'Opera, non verrebbe in mente a nessuno.

Poco conta, in questo senso, il fatto che la Cassazione, già nel 2004, abbia stabilito che chi offre prestazioni sessuali a pagamento via Internet rischia una condanna per sfruttamento della prostituzione. Per un sito di annunci a luci rosse che viene oscurato, ce ne sono altre decine, se non centinaia, che continuano a proliferare indisturbati.

Alla fine di marzo, la squadra mobile di Verona, tanto per citare un'operazione recente, ha oscurato un sito web che promuoveva incontri con prostitute, "Best annunci", denunciando 15 persone per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Il giro di affari, imperniato su una società di Padova e una di Nova Gorica, in Slovenia, fruttava tre milioni di euro all'anno. A tanto ammontavano i proventi per la realizzazione dei 'book fotografici' delle ragazze, provenienti da ogni parte del mondo e attive soprattutto nel Nord Italia, e le inserzioni sul sito.

Altre inchieste hanno messo in luce che le ragazze arrivano a pagare fino a 400 euro al mese per la pubblicazione del proprio annuncio su un sito, e molte pubblicizzano se stesse su più siti, alimentando così un business molto redditizio. Dietro, ci sono soprattutto imprenditori italiani, che però hanno l'accortezza di piazzare i propri server all'estero, per sfuggire il più possibile alla magistratura, che per colpirli dovrebbe attivare delle lunghe e macchinose rogatorie internazionali. I Paesi più ricercati, in questo senso, sono l'Olanda, la Repubblica ceca, la Slovacchia e l'Estonia.

Vista la difficoltà di arginare il fenomeno, poiché spesso è difficile per un magistrato accertare il reato di sfruttamento e il passaggio di denaro tra cliente, gestore del sito e prostituta, c'è chi ha pensato almeno di porvi un argine, regolamentandolo. Recentemente, il senatore del Pdl Raffaele Lauro ha presentato un emendamento al ddl Carfagna, per chiedere, tra l'altro, sulla scorta di quanto avviene in alcuni Paesi del Nordeuropa, che vengano stabilite le modalità con le quali, alla persona che si prostituisce (ovviamente maggiorenne), è consentito di pubblicizzare la propria attività, in forme che non siano lesive della dignità umana.

Volendo invece tracciare un identikit delle prostitute via web, almeno nel caso delle italiane, emerge un quadro che poco ha a che fare con il cliché della ragazza sfruttata. Secondo uno studio condotto qualche tempo fa dall'Associazione Sessuologi, su un campione di circa 400 prostitute a domicilio, è risultato che in quasi il 25% dei casi si tratta di ragazze laureate. Le diplomate sono invece il 34%, mentre l'11% ha dichiarato di parlare almeno una lingua straniera.

Inoltre, e qui entra in campo la dimestichezza con gli strumenti offerti dal web, nel 27% dei casi si tratterebbe di studentesse, spesso fuorisede (il 17% ha dichiarato di prostituirsi per pagarsi gli studi), che accedono a Internet regolarmente almeno 3 volte al giorno, sia per le normali esigenze di informazione e di comunicazione, che per ragioni legate alla propria seconda attività. Ma non mancano anche le casalinghe, il 18% delle intervistate, le operaie (12%), le impiegate (11%) e le operatrici di call center (14%).

A fronte di questo universo 'consapevole', celato nella propria quotidiana insospettabilità, ma visibilissimo sulla rete, che costituirebbe secondo alcune stime ormai oltre il 50% del mercato della prostituzione in Italia, fa da contraltare il mondo violento, controllato dai racket, che gestisce il mercato della prostituzione da strada. Un fronte di quasi 40mila prostitute, secondo stime recenti del Forum internazionale ed europeo di ricerche sull'immigrazione, spesso ridotte in schiavitù dalle organizzazioni che le gestiscono. Per loro, l'asettica frontiera del web non esiste.

Articlolo scritto da: Adnkronos