Home Cronaca Perugia, due anni fa il delitto di via della Pergola

Perugia, due anni fa il delitto di via della Pergola

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PERUGIA – Sono passati due anni dalla mattina del 2 novembre del 2007 quando la giovane Mez, 22 anni, inglese, a Perugia per il progetto Erasmus, viene trovata morta, con una profonda ferita alla gola, nella sua camera da letto, in un casolare di Via della Pergola che la vittima divideva con altre ragazze tra cui anche Amanda. Le ultime foto della studentessa inglese, uccisa nella notte tra il 1 e il 2 novembre, la ritraggono sorridente ad una festa di Halloween (foto).

E' la polizia postale ad arrivare per prima sul luogo del delitto, dove si era recata per svolgere dei controlli su due telefoni cellulari rinvenuti nel giardino di una abitazione poco distante al casolare. Quando gli agenti arrivano vi trovano Amanda e Raffaele, fidanzatini da pochi giorni, che affermano di essere arrivati da poco e di aver trovato confusione in casa e la porta della camera da letto di Meredith chiusa a chiave. Quindi il macabro ritrovamento del corpo della giovane, trovato semi nudo e coperto con un piumone.

Pochi giorni dopo, il 6 novembre, la polizia arresta Amanda, Raffaele e il musicista congolese, Patrick Lumumba Diya, 38 anni, gestore a Perugia di un pub in cui lavorava l'americana. E' proprio lei, interrogata dalla polizia, a tirare in ballo Patrick, indicandolo come il possibile assassino di Mez. Lui si difende e si dice estraneo a tutta la vicenda sostenendo che, la sera del delitto, si trovava nel suo locale. Versione, questa ultima, poi confermata da un professore universitario, cliente del pub. Nei giorni seguenti la polizia scientifica e la squadra mobile di Perugia tornano piu' volte al casolare di Via della Pergola ma anche nell'abitazione di Sollecito, in via nel Canerino, distante poche centinaia di metri dal luogo del delitto.

Il 15 novembre la polizia scientifica isola tracce del dna di Mez e di Amanda su un coltello da cucina sequestrato a casa di Sollecito. Il 19 novembre le indagini si concentrano su Rudy Hermann Guede, un giovane ivoriano di 21 anni, con la passione per il basket e vissuto a Perugia dove era stato affidato ad una nota famiglia del posto. Ad inchiodare il ragazzo nelle prime battute una impronta lasciata sul cuscino insanguinato di Meredith , il cromosoma Y isolato sul tampone vaginale della vittima e su un frammento di carta igienica. Gli investigatori arrivano a lui tramite un suo amico italiano che, dalla questura di Perugia, si mette in contatto con l'ivoriano conversando con lui tramite Skype.

Il 20 novembre Lumumba torna in libertà mentre Rudy viene bloccato dalla polizia in un treno a Magonza, in Germania. Il 6 dicembre viene trasferito in Italia. Il primo aprile la Corte di Cassazione respinge i ricorsi dei tre indagati sostenendo il pericolo di fuga, l'inquinamento delle prove e la reiterazione del reato.

Il 19 giugno i pubblici ministeri Giuliano Mignini e Manuela Comodi depositano l'avviso di conclusioni delle indagini, contestando a Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Rudy Hermann Guede l'accusa di omicidio volontario in concorso e violenza sessuale. Per l'accusa la giovane Mez e' morta per ''strozzamento'' e per una profonda lesione del collo, provocata da un'arma da punta e da taglio che ha portato al conseguente choc metaemorragico. Violenze perpretate ''per futili motivi'' e, scrive il pm nell'avviso di conclusione delle indagini, ''approfittando dell'ora notturna e dell'ubicazione isolata dell'appartamento'' di via della Pergola.

Per il pm, inoltre, ''Guede, col concorso degli altri", ha ''costretto Meredith a subire atti sessuali mediante violenza e minaccia''. A tutti e tre, inoltre, viene contestato di essersi procurati ''ingiusto profitto'' impossessandosi ''della somma di 300 euro circa, di due carte di credito, entrambe del Regno Unito e di due telefoni cellulari'', appartenenti alla stessa Meredith e che le sono stati sottratti la sera dell' omicidio. Ad Amanda e Raffaele, inoltre, viene contestato di aver portato fuori dall'abitazione di Sollecito, ''senza giustificato motivo, un grosso coltello da punta e da taglio, lungo complessivamente 31 centimetri'' e ritenuto dagli investigatori l'arma del delitto. Sempre ai due ex fidanzatini il sostituto procuratore contesta di aver simulato in concorso, il tentato furto all'interno dell'abitazione di via della Pergola, rompendo il vetro della finestra con una pietra prelevata dalle vicinanze e lasciata nella stanza, vicino alla finestra, ''il tutto – scrive il pm – per assicurarsi l'impunita' dei delitti di omicidio e di violenza sessuale'' e nel tentativo ''di attribuirne la responsabilita' a sconosciuti''.

Condannato a 30 anni con rito abbreviato, Rudy Hermann Guede, tornera' il 18 novembre davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Perugia per il processo. Rinviati a giudizio invece, Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Il processo ai due imputati per l'omicidio di Meredith Kercher e' iniziato il 16 gennaio scorso davanti alla Corte d'Assise di Perugia. Imponenete la presenza della stampa, con oltre centoquaranta i giornalisti accreditati, italiani e stranieri, di circa 80 testate, tra quotidiani, agenzie di stampa e televisioni di tutto il mondo che hanno richiesto di assistere al processo.

La sentenza per Amanda e Raffaele è attesa per i primi di dicembre. A due anni dal delitto la casa dove venne uccisa la studentessa e' tornata ad essere abitata. Tre studenti stranieri hanno preso in affitto l'appartamento di via della Pergola a Perugia. Il casolare e' diviso in due parti: nell'appartamento di sopra stavano Meredith e le altre, in quello di sotto vivevano quattro ragazzi. La casa al piano di sotto e' stata gia' affittata da qualche settimana, mentre il sopra fino a ora era rimasto sfitto.

Articlolo scritto da: Adnkronos