Home Attualità La Bce avverte: ‘Crisi finita ma la ripresa sarà discontinua’

La Bce avverte: ‘Crisi finita ma la ripresa sarà discontinua’

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ROMA – Anche la Bce certifica la fine della crisi economica ma avverte che sulla ripresa gravano notevoli incertezze. Nel bollettino mensile di ottobre la Banca centrale europea afferma che l'economia dell'area dell'euro ''si sta stabilizzando'' e ''dovrebbe segnare una graduale ripresa''. Tuttavia ''permangono notevoli incertezze''. In particolare l'area dell'euro ''dovrebbe beneficiare della ripresa delle esportazioni, dei significativi interventi di stimolo macroeconomico in atto e delle misure adottate per ripristinare il funzionamento del sistema finanziario''. Inoltre, rileva l'Istituto di Francoforte, ''dopo i forti contributi negativi della prima meta' del 2009, il ciclo delle scorte dovrebbe incidere positivamente sulla crescita del pil in termini reali nella seconda meta' dell'anno''.

La ripresa, sottolinea ancora la Bce, ''ci si attende che resti piuttosto discontinua. Nel breve periodo sara' favoriata da alcuni fattori di carattere temporaneo, ma a medio termine risentira' probabilmente del processo di correzione dei bilanci in atto nei settori finanziario e non finanziario dell'economia, sia all'interno sia all'esterno dell'area dell'euro''.

Il Consiglio direttivo della Bce ''ritiene che tali prospettive restino soggette a rischi sostanzialmente bilanciati''. Per quanto riguarda i rischi al rialzo, gli effetti derivanti dalle vaste misure di stimolo macroeconomico messe in atto e dagli altri interventi di politica economica ''potrebbero essere piu' pronunciati di quanto anticipato''.

Inoltre, rileva l'Istituto di Francoforte, ''il clima di fiducia potrebbe migliorare piu' rapidamente, il peggioramento delle condizioni nel mercato del lavoro potrebbe essere meno marcato rispetto alle attese precedenti e la domanda esterna potrebbe risultare piu' vigorosa del previsto''.

Quanto ai rischi al ribasso, sottolinea, ''persistono timori concernenti interazioni negative piu' intense o prolungate fra l'economia reale e il settore finanziario, nuovi rincari del petrolio e delle altre materie prime, maggiori spinte protezionistiche e la possibilita' di una correzione disordinata degli squilibri internazionali''.

Il post-crisi economica si farà ancora sentire anche sui prestiti delle banche. ''Dati i modesti livelli della produzione e degli scambi, nonche' la persistente incertezza circa le prospettive per l'attivita' delle imprese si ritiene probabile il perdurare di una debole dinamica dei prestiti alle societa' non finanziarie nei mesi a venire''. spiega la Bce che sottolinea come ''nel contempo, il continuo miglioramento delle condizioni di finanziamento dovrebbe sostenere la domanda di credito nel prossimo futuro''.

Il flusso complessivo dei prestiti bancari al comparto privato non finanziario, rileva ancora l'Istituto di Francoforte, ''e' rimasto moderato ad agosto''. Per quanto riguarda le famiglie, gli ultimi dati indicano ''che la flessione della crescita dei prestiti si sta stabilizzando su livelli di espansione contenuti''. Quanto alle societa' non finanziarie, ''dopo essere risultato negativo per alcuni mesi, il flusso dei prestiti e' tornato lievemente positivo ad agosto''. Guardando oltre la volatilita' dei mesi mensili, sottolinea la Bce, ''l'espansione dei prestiti permane molto contenuta, in linea con lo sfasamento temporale di norma osservabile tra le tendenze dell'attivita' economica e l'andamento dei prestiti alle imprese''.

Per affrontare le grandi sfide che si presentano, ribadisce l'Istituto di Francoforte, ''le banche dovrebbero adottare misure adeguate per l'ulteriore rafforzamento della propria componente patrimoniale e, ove necessario, dovrebbero sfruttare appieno gli interventi pubblici a sostegno del settore finanziario, in particolare per quanto riguarda la ricapitalizzazione''.

La Banca centrale europea lancia poi un monito ai governi sui conti pubblici. "'Diviene sempre piu' pressante la necessita' di strategie di uscita dalle misure di stimolo e strategie di riequilibrio dei conti pubblici che siano ambiziose e realistiche''. L'Istituto di Francoforte sottolinea che ''e' essenziale che i governi pongano in essere interventi strutturali concreti e segnalino in modo convincente il proprio impegno ad assicurare la sostenibilita' delle finanze pubbliche''.

I governi, rileva la Bce, ''dovrebbero elaborare i propri piani di risanamento in linea con le disposizioni del Patto di stabilita' e crescita, affinche' il processo di riequilibrio abbia inizio quanto prima, al piu' tardi con il consolidarsi della ripresa. Tali piani -sottolinea- dovrebbero inoltre essere accompagnati da un rafforzamento dei quadri di riferimento nazionali per i conti pubblici''.

Gli interventi di riequilibrio, osserva la Bce, ''andrebbero intensificati nel 2011 e dovranno superare in misura significativa il valore di riferimento dello 0,5% del pil su base annua stabilito nel Patto di stabilita' e crescita''. Nei paesi che presentano un rapporto elevato del disavanzo e/o dell'indebitamento, ''l'aggiustamento strutturale annuo dovrebbe raggiungere almeno l'1% del pil''. Tenuto conto della rapida crescita dell'incidenza della spesa pubblica, nonche' delle previste ulteriori pressioni sulla spesa derivanti dai maggiori oneri per interessi e dai costi connessi all'invecchiamento demografico, ''le misure strutturali definite dai paesi dovrebbero concentrarsi sul lato della spesa''.

Quanto alle misure anticrisi, la Bce sottolinea che l'aumento di immatricolazioni di autovetture, legato a misure di stimolo fiscale adottate da alcuni paesi dell'area dell'euro, ''ha avuto un impatto al rialzo sui consumi privati nella prima meta' del 2009 nell'insieme dell'area dell'euro. L'effetto e' stato pronunciato in vari paesi che avevano attuato tali programmi in una fase relativamente precoce, in particolare Germania, Francia, Italia e Austria''. La Bce sottolinea che ''un impatto al rialzo e' atteso nella seconda meta' dell'anno in paesi che hanno attuato o aggiornato tali programmi piu' di recente, come Grecia, Spagna e Paesi Bassi''.

Data l'incidenza elevata delle importazioni sulla domanda di autovetture e considerato il fatto che i programmi di rottamazione sono stati studiati in modo da non discriminare i costruttori stranieri di automobili, rileva l'Istituto di Francoforte, ''ci si potrebbe anche aspettare che l'incremento delle immatricolazioni in singoli paesi induca un aumento delle importazioni di autovetture dall'estero. Si sono avuti riscontri di tali effetti di propagazione per la Germania, dove le importazioni di autovetture hanno evidenziato un'impennata dell'11,5% tra gennaio e maggio, per effetto in particolare di importazioni di automobili relativamente piccole e meno dispendiose da Francia, Italia, Slovacchia e Romania''. Complessivamente, nella prima meta' del 2009 l'impatto a breve termine sulla crescita del pil dell'area dell'euro in termini reali ''e' stato probabilmente positivo, ancorche' relativamente modesto''.

Infatti, i programmi di rottamazione delle autovetture, rileva la Bce, ''hanno anche effetti avversi immediati e futuri sull'attivita', che vanno presi in considerazione nel valutare l'impatto complessivo di queste misure. Innanzitutto, e' stata frenata la domanda di altri acquisti importanti (come nuovi articoli di arredamento, ma anche riparazioni di automobili) a causa sia dell'impatto diretto dell'acquisto di autovetture sui bilanci delle famiglie sia dell'impatto distorsivo sui prezzi relativi. Poiche' gli acquisti di nuove autovetture hanno scalzato altri acquisti importanti, l'impatto delle misure sui consumi privati e sull'attivita' economica complessiva e' inferiore a quello diretto sulle vendite di autovetture nuove''.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign