Home Attualità Conti pubblici: Pil a -4,2%, modesta ripresa nel 2010

Conti pubblici: Pil a -4,2%, modesta ripresa nel 2010

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ROMA – Crolla il Pil nel 2009, con una contrazione del 4,2%. Male anche il deficit che aumenta di quasi due punti percentuali rispetto all'anno corso arrivando al 4,6%. Sale il debito al 114,3% del Pil, scendono le entrate tributarie del 2,1% mentre la pressione fiscale sale al 43,5%. Si riduce l'avanzo primario allo 0,4%, la disoccupazione torna a salire all'8,6% e l'occupazione scende del 2,6%.

Le conseguenze della crisi economica sono pesanti per l'economia italiana che, secondo le stime della Relazione unificata dell'economia e finanza resa nota dal ministero dell'Economia, mostrerà dei timidi segnali di ripresa solo a partire dal 2010. Ma per il Paese potrà rappresentare anche ''un'opportunità di cambiamento e di sviluppo per l'Italia, un'opportunità che dev'essere colta'', sostiene il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nella relazione.

A partire dal prossimo anno, e in particolare dal secondo trimestre, si dovrebbe tornare a una ''modesta'' crescita del Pil (+0,3%), che sarà consolidato nel 2011 con un incremento dell'1,2%. Mentre il deficit resterà al 4,6% il prossimo anno per tornare a scendere nel 2011 del 4,3%. L'aumento dell'indebitamento e del debito in Italia è meno grave rispetto agli altri Paesi in cui, si spiega nella Ruef, ''l'incremento è stato relativamente maggiore nella velocità e nella crescita'', a causa dei ''massicci interventi'' messi in campo per salvare e sostenere il sistema creditizio. Infatti l'economia italiana, spiega Tremonti, ''è risultata essere relativamente meno esposta ai rischi specifici della crisi, anche se ha subito pesantemente il suo impatto indiretto. In particolare il sistema bancario italiano appare comparativamente meno vulnerabile alla crisi finanziaria e l'impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri Paesi''. E le famiglie ''sono meno indebitate rispetto alla media dell'area dell'euro''.

Inoltre in Italia ''non ci sono quegli squilibri interni che hanno contribuito ad appesantire, e in alcuni casi hanno determinato, l'attuale congiuntura sfavorevole in altri Paesi''. Quindi ''non appena sarà superata l'attuale fase di difficoltà della domanda mondiale, l'economia italiana potrà contare su una base più solida per la sua ripresa''.

Il deficit, per quest'anno, dovrebbe dunque aumentare dello 0,9% rispetto al dato contenuto nell'aggiornamento al programma di stabilità a causa della contrazione del Pil e ''dello slittamento di alcuni rinnovi contrattuali per il pubblico impiego e dei rapporti convenzionali per la medicina di base, nuovi interventi a sostegno dell'economia e l'accelerazione dei tempi di utilizzo di risorse già stanziate ivi compresa la riduzione dei tempi di liquidazione dei crediti verso la pubblica amministrazione''. Rispetto ai risultati conseguiti nel 2008 ''le nuove stime per il 2009 evidenziano un tasso di crescita delle spese pari al 3,0%''.

Il calo del 2,1% delle entrate tributarie rispetto al 2008 è dovuto a una contrazione dell'1,3% delle imposte dirette e del 3% delle indirette, mentre le entrate contributive dovrebbero aumentare dello 0,8 per cento. La Relazione aggiorna le stime sulle entrate rispetto alle previsioni di febbraio scorso: viene ipotizzata una riduzione complessiva di 13.332 milioni, originata da una flessione di 8.146 milioni del gettito tributario, di 4.763 di quello contributivo e di 423 milioni degli altri introiti.

Il livello della pressione fiscale dovrebbe attestarsi al 43,5%, in crescita dello 0,2% rispetto alle previsioni di febbraio e dello 0,7% rispetto al 2008. L'entità della riduzione delle entrate si spiega nella Ruef, ''è la risultante dell'effetto negativo correlato al deterioramento delle condizioni economiche e di quello positivo connesso ai risultati di una mirata e più efficace attività di accertamento che saranno conseguiti anche attraverso una migliore razionalizzazione delle risorse dell'Amministrazione finanziaria''.

Il peso dei tributi dovrebbe scendere gradualmente nei due anni successivi, arrivando al 43,2% nel 2010 e al 43% nel 2011. La spesa totale nel 2009 è prevista in crescita del 3%. Le spese correnti al netto degli interessi sono stimate in aumento del 3,6 per cento, quelle in conto capitale in aumento dell'8,5 per cento. Il debito dovrebbe attestarsi al 114,3% del pil, in aumento rispetto alle stime di febbraio (110,5%), e continuare a salire nel 2010 al 117,1% e nel 2011 al 118,3% del pil.

L'avanzo primario scende di ben 2 punti percentuali rispetto al 2008 attestandosi allo 0,4% rispetto al 2,4%. Nel 2010 sarà dello 0,6% e nel 2011 dell'1,1%, in ribasso rispetto alle previsioni di febbraio dell'Aggiornamento del programma di stabilità, in cui nel 2009 era stimato all'1,3% del 2009, all'1,9% nel 2010 e al 2,6% nel 2011. L'inflazione al consumo è prevista attestarsi nel 2009 in media al di sotto dell'1%, in riduzione rispetto all'anno scorso (1,6%). Il deflatore dei consumi privati è atteso crescere allo 0,7% ''per l'effetto congiunto del calo dei prezzi delle materie prime e della riduzione della domanda''. L'inflazione misurata dal deflatore dei consumi privati dovrebbe attestarsi in media all'1,7 per cento nel biennio 2010-2011.

Mentre l'occupazione nel 2009 scenderà del 2,6%, nel 2010 resterà invariata per tornare a crescere nel 2011 (+0,6%). La disoccupazione invece è stimata all'8,6% nel 2009, all'8,7% nel 2010 e all'8,5% nel 2011. Le aspettative sul mercato del lavoro, si sottolinea nella relazione, ''sono in deterioramento'' per quest'anno. L'impatto della crisi sull'occupazione, si sottolinea nel documento, ''comincia ad essere visibile, seppure con l'usuale ritardo che caratterizza la trasmissione del rallentamento economico al mercato del lavoro''. L'occupazione, misurata in termini di unità standard di lavoro, mostrerebbe quindi ''una riduzione significativa'', con l'industria che, spiega la Ruef, ''sperimenterebbe la riduzione più ampia''.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign